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Quattro novembre duemilasedici, l‘Inter si ritrova dodicesima in campionato, quasi eliminata dall’Europa League (QUI TUTTE LE COMBINAZIONI CHE SERVONO PER PASSARE IL GIRONE) e senza un allenatore. Un disastro totale. Se a questo aggiungiamo che, nel mezzo, c’è stato il caso Mauro Icardi – gestito in maniera pessima dalla società – la situazione è decisamente molto più nera che azzurra. Già i colpevoli. Sino ad ora ha pagato solamente l’uomo proveniente dall’Olanda, un uomo molto educato ma estremamente diretto e franco, come il suo nome. Ma è stato deriso, schernito ed umiliato dalla stampa e dalla maggior parte delle tv italiani. Noi che gridiamo allo scandalo quando un nostro connazionale non viene trattato con rispetto. Ma questa è un’altra storia.
Frank De Boer è stato messo in sella agli inizi di agosto, a ridosso dell’inizio del campionato e con degli uomini non scelti da lui. Tanti i problemi con molti giocatori, inutile nasconderlo: da Kondogbia a Brozovic passando per Jovetic, Felipe Melo, Biabiany e per ultimo – ma forse più importante di tutti – Gabigol. Situazioni gestite in maniera ferrea, decisa dall’uomo olandese. Ma che inevitabilmente hanno aperto delle crepe all’interno dello spogliatoio. Sul campo si è sempre vista una potenzialità individuale importante, ma quasi mai un collettivo bravo a reagire nei momenti di difficoltà. Tante, troppe, le teste di una società assolutamente colpevole e responsabile di questa situazione: dal presidente Thohir, alla dirigenza italiana senza dimenticare Massimo Moratti, sempre presente e pronto a dire la sua. Il gruppo Suning ha potenzialità enormi, ma si deve calare nella realtà italiana, ha già fatto capire di voler investire tantissimo. Ma deve farlo con gli uomini giusti perché il rischio di poter sperperare un immenso capitale economico ed umano è assolutamente presente e concreto.
In questi giorni c’è la questione allenatore che tiene banco. Italiano, straniero, Thohir, Suning, Ausilio, Zanetti, Moratti: un vero e proprio minestrone che si fa davvero fatica a seguire, figuriamoci a capire. Chiunque salirà sulla panchina nerazzurra dovrà fare i conti con il fantasma di Diego Pablo Simeone, pronto a giugno dell’anno prossimo a sedersi sulla panchina dell’Inter. Con quale animo e con quali motivazioni i giocatori e l’allenatore risolleveranno una situazione che sembra stia scivolando in maniera molto pericolosa? La risposta e la ricetta dovrebbe arrivare dalla dirigenza, una dirigenza molto confusa. Il rischio è quello di considerare una stagione, nata male, data per persa e di assuefarsi alla sconfitta, un pericolo che non è assolutamente da sottovalutare. L’Inter è pronta ad una grande rimonta? E’ pronta ad avere un’identità sino alla fine della stagione? Domande alle quali solo il tempo potrà rispondere. Intanto in bocca al lupo al nuovo allenatore. Ne ha davvero bisogno.