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È inutile opporsi al fato, soprattutto se non si può essere in toto artefici del proprio destino. Fa discutere e non poco, alla luce di quanto accaduto in questi giorni, la nuova formula di Euro 2016 con l’allargamento del numero di partecipanti da 16 a 24. Tra i giocatori che hanno espresso le proprie perplessità a riguardo c’è Mergim Mavraj, difensore in forza al Colonia e alla selezione albanese. “Non ha senso un torneo in cui si fanno questi accordi. Le altre squadre sapevano esattamente quello che avrebbero dovuto fare per superarci. È una deformazione del torneo”. Parole al veleno dettate dalla rabbia dell’eliminazione ma francamente condivisibili. Il calciatore si è chiaramente scagliato contro il nuovo regolamento adottato, che prevede il superamento del girone per le quattro migliori terze della manifestazione. Il motivo appare evidente: scendere in campo prima delle altre nazionali permette a chi gioca successivamente di regolarsi su cosa sia necessario fare per passare il turno. La nazionale guidata da Gianni De Biasi ha dovuto attendere ben tre giorni prima di conoscere l’amara realtà mentre la Turchia “appena” 24 ore. Cosa serve allora far disputare le partite dello stesso girone in contemporanea se poi questa nuova formula consente ugualmente di “falsare” la competizione? Basti pensare a quanto accaduto ieri in Ungheria-Portogallo: negli ultimi minuti dell’incontro valevole per il girone F, le due squadre sul risultato di 3-3 hanno deciso mutuamente di giocare con il cronometro, mettendo in scena la più classica delle “meline”. Questo perché col pareggio l’Ungheria sarebbe sicuramente arrivata prima mentre il Portogallo si sarebbe garantito quantomeno il terzo posto (se l’Islanda non avesse segnato all’ultimo sarebbero passati i lusitani come secondi). Detto questo lungi da noi affermare che ci siano stati taciti accordi, ma è indubbio che un paio di conti siano stati fatti e che i risultati dei giorni precedenti abbiano condizionato gli ultimi minuti della gara più emozionante del torneo. Quali sono dunque le ragioni principali di questo cambiamento a 24 squadre? Economiche, si intende. Tale regolamento prevede 51 partite totali, ben 20 in più delle scorse edizioni, e di conseguenza maggiori introiti dai diritti televisivi considerando le varie emittenti nazionali di tutti i Paesi partecipanti che sborsano cifre tutt’altro che irrisorie per coprire l’intero evento. La visione più romantica invece sottolinea l’aspetto senza dubbio più affascinante di Euro 2016: concedere la possibilità a piccole realtà (in particolare dell’Est), che difficilmente in passato hanno potuto ritagliarsi un posto nei grandi palcoscenici del calcio continentale, di mettersi in mostra e ben figurare agli occhi di milioni di appassionati. In tutto ciò ne ha beneficiato lo spettacolo? In realtà non del tutto. Non a caso infatti le reti sono state poche, probabilmente proprio perché l’eventualità di poter passare come terzi abbia convinto alcune “cenerentole” a chiudersi per incassare con le “big” meno goal possibili facendo valere un discorso di differenza reti. L’impressione è che il vero Europeo cominci dagli ottavi di finale, grazie anche al rocambolesco tabellone che ha portato ad un dislivello di valori tra la parte alta e quella bassa. Tra chi ne sorride e chi ne piange, la verità è che a chi calcola troppo, come a chi calcola troppo poco, il conto della vita non torna mai.