Tre candidati per la Federcalcio e il solito caos in Lega di Serie A. A 36 ore dalle elezioni Figc, convocate lunedì mattina a Fiumicino, la situazione del calcio italiano è persino peggiore, se possibile, rispetto all’apocalisse dello scorso novembre, quando la nazionale mancò la qualificazione ai Mondiali di Russia 2018. I colloqui degli ultimi giorni fra i tre candidati alla presidenza – Gabriele Gravina, Cosimo Sibilia e Damiano Tommasi in rigoroso ordine alfabetico – non hanno chiarito la situazione: nessuno vuole fare passi indietro, nonostante voci e indiscrezioni senza fondamento diffuse nelle ultime ore. Se la situazione resterà tale, senza alleanze precostituite, lunedì si andrà con ogni probabilità alla quarta votazione, un ballottaggio tra i due candidati più votati al terzo scrutinio, per individuare il nuovo presidente.
Sempre che l’assemblea decida di esprimersi. Il pressing avanzato negli ultimi giorni dal presidente del Coni Giovanni Malagò sembra infatti aver fatto breccia nei tre candidati, disposti a discutere con le rispettive componenti l’eventualità di un rinvio delle elezioni. “L’assemblea è stata regolarmente convocata e si svolgerà – ha sottolineato Malagò nella conferenza organizzata al Circolo Canottieri Aniene dopo l’ennesimo confronto, stavolta in conference call, con Gravina, Sibilia e Tommasi – ma i candidati hanno riconosciuto le difficoltà del momento. Tutti e tre ritengono di dover ascoltare le rispettive componenti prima di fare ogni valutazione. Lo faranno nelle prossime ore, tra domani sera e lunedì mattina come accadrà per la Lega Pro: io auspico un ravvedimento e credo che lo auspichino anche il 90 per cento degli italiani”.
Solo i 275 delegati dell’assemblea elettiva, alla quale non assisterà alcun membro del Coni “per evitare strumentalizzazioni” come ha spiegato Malagò, potrebbero spingere verso il rinvio delle elezioni. Un’ipotesi fino a poche ore fa respinta a gran voce dai tre candidati, che però sanno bene i rischi che corre il prossimo presidente. “Innanzitutto nessuno è in grado al momento di avere una maggioranza importante, condizione indispensabile per dare un nuovo corso alla Figc, creare ottimismo e fare le riforme – ha rimarcato il presidente del Coni – In secondo luogo nessuno può essere sicuro di avere la maggioranza in Consiglio federale dopo le elezioni, ammesso e non concesso che lunedì ci sia un presidente, visto che le schede bianche potrebbero impedire di raggiungere la maggioranza assoluta come ha sottolineato durante la conference call uno dei tre candidati. Infine c’è il rischio commissariamento a causa dello stallo nella Lega di Serie A, che non ha modificato lo statuto e non ha ancora eletto i propri rappresentanti”.
Criticità oggettive riconosciute dai tre candidati alla Federcalcio, che possono cercare di risolvere in extremis i primi due problemi appianando le distanze tra loro, ma faticheranno molto per sbloccare l’ingarbugliata situazione della Lega di A entro il 24 febbraio, data in cui scade l’ultimatum del Coni per il rinnovo delle cariche e l’adeguamento dello statuto. Il rischio è elevato: “Il primo marzo è preventivata la riunione della Giunta nazionale del Coni per ratificare l’eventuale commissariamento della Federcalcio, qualora la Lega di A non abbia ottemperato ai suoi obblighi”, ha spiegato Malagò. Tradotto: se i club di Serie A non smetteranno di litigare, il nuovo numero uno della Figc potrebbe passare alla storia come il presidente più effimero.