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“ll primo grande amore non durerà mai tutta la vita ma la segnerà per sempre”
“Ogni domenica mattina era sempre la stessa storia, tra una somma, un dettato e una poesia da imparare a memoria. Ero appena un bambino, un tipo timido ed introverso, la cui testa, lo confesso, al pallone ci pensava un po’ troppo spesso. “Ho finito i compiti, ora posso vedere la Juve giocare!”. Mio padre sapeva benissimo come convincermi a studiare. Un giovincello catturò immediatamente la mia attenzione, avevo giusto 6 anni, “Pinturicchio” fu il soprannome dato da un certo Gianni. Il tuo tiro divenne presto leggenda, ricordo ancora i tentativi col destro a giro tentati durante l’ora della merenda. Un grave infortunio provò a stroncarti la carriera. Avresti detto che della Juventus saresti divenuto poi la bandiera? Un tocco di palla sopraffino e una signorilità fuori dal comune non bastarono per renderti dalle critiche immune. Ti difesi a spada tratta dopo ogni singola disfatta, dall’accusa banale per qualche prestazione opaca in nazionale al commento del tifoso senza cuore che ti vedeva segnare solo su rigore. “Lascia il calcio, sei finito, non hai più scampo!”. Li hai zittiti tutti quanti, come sempre, sul campo. Giunse poi il giorno del ritiro dal calcio giocato, quanto tempo era passato ma ti assicuro che nulla era cambiato: eravamo ancora lì, io e papà, sul nostro affezionato divano a commuoverci come ai vecchi tempi per il nostro capitano.
Auguri di cuore Alessandro,
Luca