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Il nome di Niccolò Campriani è ufficialmente scritto nella storia dello sport italiano. Quest’oggi, presso il Foro Italico, si è svolta la cerimonia inaugurale della targa a lui dedicata nella Walk of Fame. “È un’onorificenza che inorgoglisce tutto il mondo del tiro a segno. Negli anni ammetto di aver convissuto con la sindrome dell’impostore, e oggi vedere il mio nome affiancato ai tanti simboli dello sport italiano mi riempie di soddisfazione. Il mio percorso è costellato da persone fantastiche e se sono qui è grazie a loro. Penso agli allenatori, ai custodi degli impianti, alla federazione e a tutti coloro che hanno contribuito alla mia carriera. Su quella targa c’è il mio nome ma in realtà si tratta di un riconoscimento ad un grande gruppo di lavoro”, ha dichiarato il vincitore di tre medaglie d’oro e una d’argento olimpiche.
Presente alla cerimonia anche il numero uno dello sport italiano Giovanni Malagò, che ha dichiarato: “Siamo molto contenti di avere Niccolò qui oggi. Lo sport italiano ed il CONI gli devono molto. Da italiano è un orgoglio che sia stato voluto dai miei amici e colleghi americani che gestiscono Olimpiadi e Paralimpiadi del 2028, ma lui poi è una persona diversa, perché è stato il precursore della dual career“.
Campriani al termine della cerimonia ha risposto alle domande dei giornalisti presenti, soffermandosi sui Giochi di Los Angeles 2028 di cui è Sport Director per il Comitato Organizzatore: “Abbiamo chiuso da poco il programma Olimpico, ma stiamo valutando l’eventuale introduzione di paraclimbing o parasurfing per i Giochi Paraolimpici e dovremo arrivare a una decisione prima di Parigi”, ha dichiarato. “Il prossimo anno sarà importantissimo per noi perché dovremo bloccare quelli che saranno poi gli impianti – prosegue -. Un processo complicato quando hai a che fare con 36 federazioni internazionali e 50 discipline. Ci saranno cambiamenti rispetto a quello che era il bid risalente al 2016, nel frattempo sono stati inaugurati nuovi stadi ad esempio. Non si può non valutarli. Voglio sottolinare il valore aggiunto che porta avere NFL, MLB dalla nostra parte nel promuovere i Giochi nel continente americano e allo stesso tempo avere il cricket che sblocca l’intero subcontinente indiano. Dovremmo essere tutti contenti di avere non solo contenuti che funzionano, ma partner importanti”.
Campriani è poi intervenuto sulla decisione del CIO di far competere alle prossime Olimpiadi di Parigi gli atleti russi e bielorussi sotto bandiera neutra: “Il CIO aveva un compito molto complicato. Alla fine sono d’accordo con il presidente Bach, quando scontenti tutte e due le parti forse hai trovato il compromesso giusto. Ma resta molto complicato, e apre una riflessione importante su alcuni dei criteri di eleggibilità”, riflette. “Spesso si entra nei gruppi sportivi militari, e vale per i russi come per noi italiani, perché non c’è un percorso alternativo. Non si entra perché vuoi manifestare il supporto alle politiche del tuo governo, ma perché è quello è il percorso degli olimpionici. Se questo un domani diventa un criterio che ti porta ad essere o meno eleggibile allora bisognerà chiedersi quali sono gli altri percorsi che possono essere offerti agli atleti”, aggiunge.
“Tra politica e sport è una convivenza delicata, ma che ti tiene in vita. La complessità è lì e bisogna gestirla nel miglior modo possibile, tutelando l’indipendenza totale dello sport in certi punti chiave che devono essere garantiti. Adesso arriva un periodo complicato, perché la tematica della guerra non riguarda solo Russia, Bielorussia e Ucraina. Chiedere agli atleti russi di dire esplicitamente “No alla guerra” non è così facile, potresti mettere a rischio anche le loro famiglie. Sono situazioni veramente complesse. Il CIO, per mia umilissima opinione, ha trovato il compromesso migliore che scontenta probabilmente entrambe le partite. Faccio fatica a trovarne altri“, conclude Campriani.
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