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“Inizialmente non immaginavo di avventurarmi in questa gara, poi piano piano ho visto il senso di lamentela diffusa e malcontento, specie all’interno del palazzo nel quale sono cresciuto come dirigente, malcontento sia da parte dei dipendenti che dal mondo sportivo che non trovano più il Coni come la confederazione delle federazioni” ha spiegato Di Rocco. “È sotto gli occhi di tutti quel che sta succedendo. Ogni federazione ha dovuto tentare un proprio percorso per riprendere l’attività” ha proseguito l’ex presidente della Federciclismo, “manca una cabina di regia. Il calcio c’è riuscito, il ciclismo pure. Ma ancora oggi ci sono palestre, piscine, basket, pallavolo che devono fare da soli per avere un dialogo con il Cts“.
Di Rocco ricorda di avere a suo tempo votato per Giovanni Malagò, ma precisa anche di non aver apprezzato “la conflittualità sulla legge di riforma dello sport“, anche dopo la sua approvazione. Se eletto, Di Rocco si propone di puntare “sui tanti aspetti a cui non è stata data risposta, la conflittualità con gli enti di promozione sportiva; la riforma della giustizia sportiva; la riforma organizzativa territoriale del coni“.
Di Rocco ha inoltre criticato il presidente uscente per “il clima e i toni in questo periodo di avvicinamento al voto. Almeno 6 federazioni hanno eletto un presidente che non era il candidato di Malagò. Lui deve regolare garantire e vigilare sullo svolgimento delle elezioni, invece sembrava uno stato di polizia, con lo schieramento del cerchio magico del presidente vicino ai candidati“. Infine una battuta sulla candidatura di Chimenti: “Incuriosisce molto, se deve andare a supporto di Malagò vuol dire che lui non è così forte come vuole apparire“.
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