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Marcell Jacobs, Gregorio Paltrinieri, Sofia Raffaeli, Irma Testa e tanti altri, tutti presenti al Salone d’Onore del Coni per il quarto raduno delle Fiamme Oro. Una serata per celebrare il gruppo sportivo della Polizia di Stato alla presenza del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, del ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, del capo della Polizia-direttore generale della Pubblica Sicurezza, Vittorio Pisani, del presidente del Coni, Giovani Malagò, e del presidente del Comitato Italiano Paralimpico, Luca Pancalli, oltre a numerose personalità del mondo dello sport. “Bello vedervi schierati nella duplice evidenza della divisa di stato. Voi avete una grande fortuna nell’essere sportivi perché ogni vittoria è possibile, è importante il vostro ruolo perché trasmette un insieme di valori”, le parole di Piantedosi rivolgendosi agli atleti. Un corpo, quello delle Fiamme oro, che può vantare ben 92 medaglie olimpiche dall’anno della fondazione, il 1954, e 31 medaglie Paralimpiche dall’anno 2012 e i 12 titoli mondiali assoluti da gennaio 2023 ad oggi.
E se Gregorio Paltrinieri ha sottolineato come “siamo un gruppo numeroso, con tante punte, qui posso prendere spunto da tutti”, Sofia Raffaeli ha raccontato l’emozione della qualificazione olimpica sottolineando come fosse “il mio obiettivo. Ho lavorato tanto per il pass, è stato bellissimo staccarlo per l’Italia e per le Fiamme Oro”. Una soddisfazione che si ritrova anche nelle parole di Giovanni Malagò, presidente del Coni, che ha voluto porre l’accento sul fatto che “sono tre anni che siamo primi in Europa, qualcosa che ci inorgoglisce moltissimo. Se l’Italia è un grande Paese sportivo e se il Coni è così prestigioso lo deve molto al percorso delle Fiamme Oro”. Luca Pancalli, presidente del Cip, ha voluto sottolineare l’impegno anche nel mondo paralimpico visto “quello che avete saputo fare con gli agenti tecnici degli atleti paralimpici che è stato incredibile. Oggi vengono celebrati insieme a tutti gli altri campioni e in questo modo si può aiutare il Paese a crescere. Noi della famiglia sportiva abbiamo fatto quello che nella società civile non è riuscita a fare riconoscendogli quella dignità che meritano i nostri atleti paralimpici”; conclude.
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