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“Volevo fare quello che sto facendo da quando avevo 28 anni. E’ stato un decennio pesante, complicato, faticoso. Ma ne sono orgoglioso. Mi guardo indietro e vedo dei risultati incredibili. Il Coni è una macchina gigantesca e ho dovuto imparare tutto”. Giovanni Malagò, presidente del Coni, festeggia con queste parole i dieci anni dalla sua prima elezione in un’intervista al Corriere dello Sport.
“I nostri 14 milioni di tesserati non vogliono ingerenze dalla politica. I partiti che ci hanno provato sono stati bastonati alle urne. Collaborazione sì, ingerenze no. Io, nel frattempo, ho vinto 3 elezioni con un consenso sempre maggiore”. Malagò spiega poi cosa si aspetta dal governo Meloni: “Una svolta, perché così non è possibile andare avanti. Il ministro Abodi lo sa”. Riguardo al rapporto con i precedenti governi: “Abbiamo cominciato con Monti. Sette governi diversi. No, otto perché Conte l’abbiamo avuto due volte. Al Cio ci dicono che siamo dei fenomeni, quella italiana è una vera follia. Serve una stabilità politica. Ci siamo trovati benissimo con tutti, a parte la presidenza Conte. Benissimo anche con Draghi, ma l’esperienza della sottosegretaria Vezzali è stata traumatica”.
Parigi 2024 si avvicina sempre più e Malagò ammette: “Vogliamo andare meglio di Tokyo ma sarà l’ultima Olimpiade con certi risultati. E lo dice un ottimista. Per il numero di medaglie conterà la presenza o meno dei russi. Fa benissimo il Cio a perseguire l’obiettivo di coinvolgere tutti. Il Cio è forte se resta unito. Togliere ai russi bandiera, inno e squadre mi sembra abbastanza. Rischiamo però che qualcuno non voglia gareggiare se c’è un russo in pedana o in corsia”.
Sulla norma dei tre mandati che i presidenti delle Federazioni sportive vogliono cancellare: “Dodici anni non bastano per lasciare un’eredità? “Secondo me bastano, lo dico con molta franchezza. Il Coni è un ente pubblico, le federazioni sono di natura privatistica. Non è una partita che mi riguarda. Ho un numero enorme di incarichi, se dovesse mancarne uno non sarebbe un problema”.
Malagò non si vede alla guida del Comitato Olimpico Internazionale: “Il presidente del Cio ha un ruolo che ti assorbe al 100%. Il mio mandato scade il 30 maggio 2025 e ho talmente tante cose da fare qui, tra Milano Cortina, il settore privato, il mondo delle istituzioni, che non mi ci vedo proprio a vivere a Losanna. Sono comunque dell’idea che debba essere Bach a individuare la persona giusta per continuare la sua opera”.
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