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È durato due minuti e quattro secondi il main event di Ufc 285. Tanto è bastato a Jon Jones per battere per sottomissione Cyril Gane e conquistare la cintura dei pesi massimi, lasciata vacante da Francis Ngannou, fresco di rescissione. E per una star che se ne va, ce n’è una che torna. Ed è la più lucente e controversa della storia delle mma. Fermo da tre anni per via della positività ad una sostanza proibita, Jones riporta sull’ottagono quel talento fuori dal comune che forse gli consente di strappare (quasi) all’unanimità il titolo morale di più grande di tutti i tempi. Ventisette le vittorie in carriera. Nelle arti marziali miste ha sempre vinto, tranne due volte: una sconfitta per squalifica (gomitata illegale) e un no contest contro il rivale di sempre Cormier per positività ad un test antidoping. La sua fortuna è stata nei massimi leggeri, dove è stato campione dal 2011 al 2015, ad interim nel 2016 e dal 2018 al 2020. Ora l’ennesimo capitolo di una carriera leggendaria si consuma nei pesi massimi, dove il francese Cyriel Gane esce nuovamente ridimensionato. L’avvio è subito discusso. Ma stavolta ‘Bones’ è nei panni della ‘vittima’ di un colpo basso involontario del transalpino. Dopo un minuto e mezzo, Jones schiva un colpo e porta a segno il primo takedown. Ed è quello decisivo, della svolta. Lo statunitense si fa strada sul collo di Gane e chiude una ghigliottina che spinge il francese alla resa. “Avevo la convinzione di doverlo portare a terra, ero sicuro che così il match sarebbe passato dalla mia parte”, la spiegazione di Jones, che fa lotta da quando ha 12 anni. E il futuro è già segnato: la prossima sfida a luglio contro Stipe Miocic. La Ufc si sfrega già le mani.
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