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Alcuni sport sono quasi sconosciuti in Italia e hanno nelle Olimpiadi la possibilità di entrare nelle case degli italiani. Servono però grandi imprese per portare i riflettori su discipline poco seguite. Ed è proprio ciò che ha fatto Carlo Molfetta ai Giochi Olimpici di Londra 2012. Molfetta è un atleta di
taekwondo, arte marziale nata in Corea del Sud negli anni ’40 ed entrata nel programma olimpico ufficiale solo a partire dall’edizione di Sydney 2000. Carlo Molfetta si è messo in mostra molto giovane nel panorama di questo affascinante sport: a 16 ha vinto il titolo al Mondiale Juniores e a 17 ha conquistato l’argento iridato assoluto. Quel grande talento è stato però costretto a rallentare per via dei tanti infortuni subiti. Rallentare, ma mai fermare. Tra un infortunio e l’altro arrivano altre medaglie europee e mondiali, ma manca la medaglia, quella a cinque cerchi.
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Come in tutti gli sport di combattimento, ci sono delle categorie di peso da rispettare e solitamente gli atleti cercano di perdere peso per rimanere nella categoria inferiore. Per questo, la scelta di Carlo di gareggiare nella categoria degli 80kg, quando fino a pochi anni prima si trovava in quella dei 68kg, sembra azzardata, anche perché i suoi avversari sono spesso più alti, vantaggio non da poco. Ad ogni modo, Molfetta si presenta a Londra 2012 convinto di poter raggiungere finalmente la gioia olimpica. Dominato il primo incontro contro il tagiko Gulov, nella seconda sfida Molfetta vince ai supplementari contro il cinese Liu.
La semifinale poi sarebbe dovuta essere la dimostrazione di come scegliere la categoria di peso superiore fosse stato da pazzi. L’avversario è infatti il maliano Keita, 206 centimetri d’altezza per oltre 100kg di peso: Davide contro Golia. Molfetta è una furia, continua ad attaccare e si porta sul 3-0. Il maliano pareggia i conti sfruttando la propria altezza e piazzando un calcio in testa all’azzurro. Ma Molfetta non si fa prendere dal panico, continua ad attaccare e alla fine vince per 6-4: l’azzurro ha sconfitto il gigante maliano. Medaglia assicurata, ma vietato smettere di sognare.
La finale va in scena l’11 agosto all’Exhibition Centre di Londra. L’avversario viene dal Gabon, paese che fino a quel giorno mai aveva vinto una medaglia olimpica, ed il suo nome è Anthony Obame. L’inizio è da incubo: Obame vola sul 6-1 e Molfetta sembra incapace di reagire. Carlo riesce a trovare qualche varco, ma ad un minuto dalla fine Obame è in vantaggio 9-6. Serve un miracolo per continuare a sperare. Un calcio in testa all’avversario per ottenere tre punti e raggiungere la tanto sperata gloria olimpica. Carlo ci prova e a pochi secondi dalla fine sferra il colpo decisivo: 9-9, si va ai supplementari. Due minuti entusiasmanti, in cui l’azzurro è inarrestabile. Il verdetto non è nemmeno in discussione: Carlo Molfetta è medaglia d’oro, la prima gloria olimpica per il taekwondo tricolore, che finalmente è entrato nelle case degli italiani.
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