“Vincere nel Kata, nella terra che lo ha inventato e contro un’avversaria di origine nipponica? Una goduria, è stata una bella emozione“. Queste le prime parole di Viviana Bottaro dopo la medaglia di bronzo conquistata alle Olimpiadi di Tokyo 2020 nel Kata del Karate, sport al debutto ai Giochi. “Per noi è stata una grande vetrina essere ai Giochi Olimpici finalmente – sottolinea l’azzurra -, perché l’arte marziale non è conosciutissima, soprattutto il Kata rispetto ai combattimenti. Le forme effettivamente sono un po’ particolari anche da spiegare, quindi sono contenta che si sia un po’ visto e spero sia piaciuto.
LA CRONACA DELLA FINALE PER IL BRONZO
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“È stato difficile mantenere la concentrazione dalle eliminazioni a mezzogiorno fino a stasera; probabilmente il mio migliore Kata è stato uno di quelli di stamattina. Oggi ho comunque ho dato tutto in ogni prova, questo Kata lo sentivo mio, l’ho portato in finale anche al Mondiale” aggiunge Bottaro, che prova ad analizzare i dettagli che l’hanno portata a salire sul podio, battendo la statunitense: “A livello prestativo ero un po’ più potente di lei, lei è molto espressiva già dagli occhi e dalle movenze. Forse io sono stata più secca e decisa e ho convinto di più“.
“Con molta probabilità, non è ancora ufficiale, il Karate non ci sarà a Parigi 2024. Si può fare un bel lavoro con i giovani per arrivare al 2028, c’è molta probabilità di poter ritornare. Purtroppo sono cose che non capirò mai, ma questo è. Intanto godiamoci il fatto di essere qui a Tokyo 2020 – prosegue l’azzurra, riportando alla luce il tema dell’inserimento del Karate nel programma olimpico -. Spero che questa medaglia possa essere d’aiuto per il movimento e per il Karate, che comunque è un’arte marziale molto praticata in Italia e nel mondo. Ci mancavano giusto i cinque cerchi e ce li meritavamo da tempo, speriamo che sia una buona vetrina per il 2028“.
Bottaro dedica la medaglia anche al compagno di squadra Crescenzo, che ha dovuto ritirarsi a causa di un infortunio (Angelo purtroppo ha avuto tanta sfortuna, un pensiero va anche a lui), e analizza la situazione del Karate: “In Europa c’è un bel livello, ha vinto una spagnola, io terza, quinta una turca, l’Europa c’è. Una volta c’era molto più distacco, siamo in evoluzione. Certo, per noi è importante studiare il Giappone, è nato qui“.
“Chi avrei voluto vincesse? Facevo il tifo per entrambe, ognuna ha una storia. Sono contenta per Sandra, mi dispiace per Shimizu e sono felice per me” scherza Bottaro, che poi racconta l’importanza della medaglia dopo un anno tribolato: “Ho avuto un incidente, ho rotto tibia e perone. Una anno fa ero in ospedale, per me è già una vittoria essere qui. Da lì ho dovuto fare un lavoro di riabilitazione incredibile, ringrazio tutti i medici e i fisioterapisti. Considerate che sono tornata a fare Karate ad aprile, mentre le altre stavano allenando io cercavo di tornare a camminare. Nessuno poteva dirmi come sarebbe andata e in che termini avrei potuto recuperare, per me già essere tornata è incredibile“.
Bottaro ha spiegato anche come gestisce la gara: “Dietro c’è un lavoro di ripetizione incredibile, ad un certo punto il tuo corpo va. Io creo una bolla e non vedo niente, non focalizzo un punto, è come fosse un esercizio di ginnastica o di pattinaggio“. Infine, l’azzurra ha voluto mandare un ‘in bocca la lupo’ a Luigi Busà, in gara venerdì: “Ha fatto un gran lavoro e gli auguro di performare al meglio. Questo è l’importante, al di là delle medaglie, quando un atleta sa di aver dato il massimo. Sarò qui a tifare per lui“.