
Alex Pereira e Magomed Ankalaev - Foto Louis Grasse IPA
Uno è cresciuto in una favela, l’altro tra le montagne del Daghestan. La sfida della notte tra sabato 8 e domenica 9 marzo tra Alex Pereira e Magomed Ankalaev è affascinante anche per questo: un confronto tra storie, scuole e stili che vengono da lontano. La kickboxing del campione in carica dei mediomassimi, capace di battere gente come Adesanya, Błachowicz e Prochazka. La versatilità del 32enne russo, imbattuto dal 2018 e numero 1 del ranking della categoria. L’ultimo confronto stellare tra Brasile e Russia, quello tra Charles Oliveira e Islam Makhachev, è stato vinto dal russo. Difficile indicare chi sia favorito tra Pereira e Ankalaev, ma le note in comune tra i due fighter sono tante. Entrambi schivi, di poche parole. Ridono poco, ma fanno parlare ottagono e ring. E soprattutto, a differenza del match tra Oliveira e Makhachev, quello di sabato notte non sarà un confronto tra jiu jitsu e sambo. Entrambi infatti danno il meglio di loro stessi in piedi. Pereira è l’unico fighter della storia ad aver vinto il titolo di due diverse categorie di peso sia in UFC che in una delle principali promozioni di kickboxing. Ha vinto quattro delle ultime cinque sfide per ko e la sua varietà di colpi è ciò che lo rende oggi uno dei più pericolosi del circuito. L’head kick è la specialità della casa (chiedere a Procházka), ma anche il jab al corpo per aprire la strada al gancio sinistro è una delle armi nel repertorio del brasiliano.

Ankalaev è nato e cresciuto in Daghestan, è della stessa etnia di Khabib Nurmagomedov (gli avari), ma non si allena nel suo team. Anzi a dire il vero, Ankalaev ha numeri da pecora nera del panorama daghestano in UFC. Non ha mai vinto per sottomissione, anzi nel 2018 fu punito da una triangle choke dello scozzese Paul Craig in occasione del suo debutto nel circuito statunitense. Negli ultimi tre incontri ha messo a segno un takedown solamente una volta, contro Walker. Questo non deve causare fraintendimenti: Ankalaev sa lottare, è cresciuto tra sambo e greco-romana, ma nella sua esperienza in UFC si è fatto notare soprattutto come uno splendido finalizzatore in piedi, capace di gestire perfettamente la distanza, riuscendo ad abbinare precisione e potenza. Stavolta però la lotta potrebbe tornargli utile. “Mi affiderò allo striking e al wrestling. Farò tutto il possibile per assicurarmi di ottenere questa cintura. Non abbiamo preparato una strategia specifica per lottare e basta. Ci assicureremo di trovare i punti deboli, attaccarli e questo è il modo per ottenere la vittoria”, le parole del russo. La sensazione è che ad Ankalaev serva cancellare lo ‘zero’ alla voce sottomissioni per battere il collega brasiliano.