Sport di combattimento

Elena Pantaleo derubata a Roma: la campionessa di kickboxing rintraccia il ladro con un’app e recupera la borsa

Stazione Termini
Stazione Termini - Foto DANIELE NAPOLITANO/IPA

Prima il furto subìto. Poi il recupero della refurtiva. Protagonista della disavventura è Elena Pantaleo, campionessa italiana di kickboxing e consigliera nazionale del Coni, che nella sera del 6 novembre a Roma si è costruita da sola un lieto fine. Si trovava davanti al cinema The Space quando la sua borsa è sparita. “Ero lì a chiacchierare quando mi accorgo che il mio zaino/valigia (che avevo poggiato al muro pochi metri dietro di noi) non c’era più. Guardo quindi l’app dov’è e vedo la mia borsa allontanarsi dalla mia posizione – scrive sui suoi social -. Mi metto a correre verso i Carabinieri, faccio vedere l’app e chiedo aiuto. ‘Noi possiamo andare con la macchina alla posizione indicata, ma tu non puoi venire con noi e non ci possiamo prendere il tuo telefono’. ‘Ok ma visto che si sta muovendo se non sono con voi non riuscirete a bloccarlo’ Insisto, capisco che è inutile. ‘Vado sola’”. “‘No – racconta ancora la campionessa di origini siciliane, figlia del magistrato della Cassazione Daniela Borsellino – a sto punto siamo obbligati a intervenire e tu ci devi dare i documenti così ti possiamo identificare’. ‘Non mi può lasciare correre? Dobbiamo per forza perdere 5 minuti preziosi?’ ‘Sì'”.

“Fatta sta utilissima trafila con i carabinieri (che partono con una macchina verso via Torino) salgo su un monopattino e mi fiondo a Termini dove intuisco che stava andando il ladro”, continua Pantaleo. “Finalmente lo vedo, uno con la mia borsa sulle spalle. Penso di tornare dall’Esercito ma in quei tre minuti necessari potrei perderlo di vista e loro non si rimetterebbero a cercarlo. Quindi mi tengo a distanza, aspetto, lo guardo. Posa la borsa dietro a una colonna, vicino a della gente che dorme, e si allontana. Cammino piano, faccio l’indifferente, la afferro e mi metto a correre col cuore a mille e l’adrenalina sparata fino al cervello”. Nello zaino “c’erano pc, vestiti, pigiama, trucchi, creme (che ormai costano un capitale pure quelle). Ricomprare tutto mi sarebbe costato almeno 700-1000 euro!”.

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