Le pagelle finali del Tour de France 2024, che si è chiuso quest’oggi con la cronometro conclusiva a Nizza. L’edizione numero 111 della Grande Boucle passa agli annali come quella della storica e meravigliosa partenza dall’Italia, che ha regalato spettacolo e scorci mozzafiato come solo il Bel Paese sa fare. Ma è anche e soprattutto l’edizione della definitiva consacrazione di Tadej Pogacar, dominatore in maglia gialla per 19 tappe su 21 e capace di completare la doppietta con il Giro d’Italia. Da fuoriclasse diventa definitivamente Leggenda, volendo mutuare un termine inglese Tadej è ormai uno dei “GOAT” del ciclismo di ogni epoca.
Non solo Pogacar però, perchè in questo Tour non sono mancati tanti altri protagonisti che a turno si sono presi le copertine e gli onori delle cronache. Di seguito i nostri voti in positivo e in negativo a coloro che si sono distinti durante le tre settimane di corsa.
TOUR DE FRANCE 2024: MONTEPREMI E PRIZE MONEY
Tour de France 2024, il pagellone finale
Tadej Pogacar, voto 10 e lode
Sinceramente indescrivibile. Sono finiti gli aggettivi per il fuoriclasse sloveno, che completa la doppietta Giro-Tour diventando l’ottavo nella storia a riuscire in questa impresa che per tanti anni è apparsa una chimera irraggiungibile. In queste tre settimane abbiamo assistito ad alcune delle più incredibili prestazioni individuali degli ultimi anni, basti pensare agli attacchi di Plateau de Beille e Isola 2000. Sempre pronto a regalare spettacolo, anche quando potrebbe amministrare: questo è Pogacar ed è questo ciò che lo rende unico, un patrimonio da salvaguardare per il mondo del ciclismo e dello sport in generale. Difficilmente andrà alla Vuelta per tentare un’irreale tripletta nello stesso anno, una rinuncia probabilmente giusta e saggia. In ogni caso, da oggi è definitivamente Leggenda.
Jonas Vingegaard, voto 9
Ripensando alla terribile caduta dello scorso 4 aprile, il Tour 2024 del danese è da considerarsi semplicemente meraviglioso e oltre ogni più rosea aspettativa. Dopo le vittorie delle ultime due edizioni, la mente del fuoriclasse fatica ad accettare un secondo posto nonostante lui stesso abbia temuto anche per la sua vita a meno di tre mesi dalla partenza di Firenze. Un polmone perforato e diverse fratture dopo, è di nuovo sul podio per il quarto anno consecutivo. Applausi a scena aperta.
Remco Evenepoel, voto 9
Molti erano scettici sulle effettive possibilità del belga di fare classifica generale, ma alla fine questo Tour può essere davvero il punto di svolta per la carriera di uno dei talenti più cristallini del ciclismo recente. Un podio meritato, frutto delle gambe ma anche di una oculata gestione tattica correndo in maniera sempre lucida e intelligente. Non senza umiltà , riconoscendo la superiorità degli avversari e affidandosi ai propri punti di forza come quelli legati alla cronometro. Forse un giorno non troppo lontano potrà tornare al Tour per sostituire la maglia bianca con quella gialla. Chapeau.
UAE Emirates, voto 10
Un’autentica corazzata, in grado di stravincere il confronto diretto con la Visma Lease a Bike. La squadra di Pogacar si rivela un’armata perfetta in ogni suo componente, nonostante la perdita di una pedina importante come Juan Ayuso. Alla fine oltre alla vittoria finale arrivano un quarto e un settimo posto con Joao Almeida e Adam Yates, corridori che in quasi tutti gli altri team sarebbero capitani. Dominatori incontrastati.
Biniam Girmay e Jasper Philipsen, voto 9
Tre vittorie a testa per l’eritreo e per il belga, con il primo che si porta a casa anche la maglia verde diventando sempre più un idolo in patria e per tutto il continente africano. Simbolo di un ciclismo e di uno sport sempre più globalizzato e per questo sempre più competitivo e livellato verso l’alto. Applausi a scena aperta per loro ma anche per un mai domo Richard Carapaz, che rinuncia alla classifica e si riscopre attaccante andando a conquistare una tappa e la maglia a pois. Del resto un oro olimpico e un Giro d’Italia non si vincono mai per caso.
Giulio Ciccone, voto 6.5
Si vede poco, forse meno di altre occasioni. L’abruzzese però è solido in salita e complice un fisiologico calo nella terza settimana fallisce l’aggancio alla prima top-10 finale in classifica generale di un grande giro. Un risultato comunque inedito per lui, che spesso si è “accontentato” di andare a caccia di tappe o della maglia di miglior scalatore. Dopo un periodo difficile arriva una bella iniezione di fiducia, con vista anche sulle prospettive di classifica nel prossimo Giro d’Italia. Servirà cercare miglioramenti a cronometro, fondamentale dove anche nella giornata finale sono emerse tante lacune.
Primoz Roglic, voto 5.5
Tanta sofferenza nei primi giorni, poi proprio quando sembrava salire di condizione ecco la caduta che lo costringe al ritiro. Si conferma a dir poco complicato il rapporto con il Tour de France per lo sloveno, che forse quest’anno aveva un’ultima chance di centrare il podio. Atteso alla Vuelta con non poche velleità di classifica.
Carlos Rodriguez, voto 5.5
Un sesto posto in classifica generale non è certo un brutto risultato, ma dopo il quinto posto dello scorso anno ci si aspettava forse qualcosa di più. Mai protagonista e mai propositivo, ha sempre corso in difesa per limitare i danni. L’età è comunque della parte del classe 2001, sicuramente non supportato al meglio da una Ineos davvero anonima e lontana dai fasti del recente passato.
Wout Van Aert, voto 4.5
Lontano parente della macchina da guerra ammirata negli ultimi anni. Poche volte è riuscito a dare il suo contributo a Vingegaard, alla fine è una sorta di simbolo dell’inferiorità della Visma Lease a Bike rispetto alla UAE. Servirà ben altra condizione per provare a giocarsi qualcosa di importante alle imminenti Olimpiadi parigine. Ben diverso il discorso per il rivale Mathieu Van der Poel (voto 7), che nonostante le poche occasioni per mettersi in mostra si rivela fondamentale “ultimo uomo” per le volate di Philipsen e arriverà all’appuntamento con i Giochi con ben altra fiducia.
Ciclismo italiano, voto 4.5
Nonostante la partenza dal nostro Paese, i soli 8 azzurri al via del Tour settano un record negativo che la dice lunga sulla salute del nostro movimento. Bettiol non riesce a farsi vedere in maglia tricolore nei primi giorni, gli altri combinano davvero poco senza nemmeno andare in fuga. Il solo Ciccone si difende in maniera più che dignitosa in salita, ma non basta.