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E alla fine arriva Tadej. Gli sono bastate appena sei tappe di questo Tour de France per apporre il suo timbro alla Grande Boucle, quello di chi ha vinto le ultime due edizioni, peraltro dominando l’anno scorso. Va a Pogacar la sesta tappa della corsa transalpina da Binche a Longwy, vinta con astuzia e gambe, con uno scatto poderoso negli ultimi metri che ha evitato una volata serrata. Vola lo sloveno, vola a prendersi la maglia gialla, forse prima rispetto alle previsioni, ma non ce n’è per nessuno. Gli altri non hanno la sua esplosività in un arrivo fissato 220 km dopo la partenza di una frazione dunque extra large, fatta di continui saliscendi. A ogni modo, Pogacar non si scompone, lascia esaurire l’azione dei fuggitivi, che merita un capitolo a sé, quindi nel ristretto gruppo rimasto in testa dopo l’ultima cote, è lui a fare la differenza nel finale. E’ semplicemente il migliore, anche se le tappe davvero dure dovranno ancora arrivare e si dovrà riconfermare. Ma se il buongiorno si vede dal mattino, Tadej fa sul serio e ha cattive (per i rivali, a cominciare da Vingegaard che sembra tenere e da Roglic che invece passa più tempo a terra che sui pedali) intenzioni.
Ma, come detto, c’è da aprire un capitolo sulla fuga di oggi, orchestrata, e si vede raramente, dalla maglia gialla Wout Van Aert. E’ un fenomeno, un autentico mattatore, non si accontenta di provare a difendere la leadership della classifica generale, ma va all’attacco. I big non si preoccupano perché sanno che non durerà a lungo, non essendo uno scalatore, ma il belga compie un altro numero portandosi con sé Fuglsang e Simmons. Quest’ultimo resta con lui fino ai -25, poi Van Aert va addirittura da solo e per un attimo sembra imprendibile: poi il gruppo si organizza e ai meno quindici viene ripreso, per poi staccarsi e naufragarsi un po’. Ma onore a lui per lo spettacolo fatto vedere nelle prime sei frazioni.
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