Spettacolo doveva essere e così è stato, ma la nona tappa del Tour de France 2018 da Arras a Roubaix regala anche tante cadute, imprevisti e tanti pericoli per i corridori del gruppo sui 21,7 km di pavè. La notizia del giorno è senza dubbio il ritiro di Richie Porte: il capitano della BMC è infatti finito a terra dopo appena 10 chilometri dal via, riportando la frattura della clavicola. Davvero brutte immagini quelle che lo hanno ritratto in lacrime, tra il dolore fisico e la rabbia e delusione per veder sfumare l’obiettivo di una stagione. Tra l’altro Porte non è nuovo a questi incidenti alla Grande Boucle, davvero tanta sfortuna per lui e per tutta la BMC visto che Tejay Van Garderen termina ad oltre cinque minuti dopo altre disavventure.
Chi continua a ridere in casa BMC è invece Greg Van Avarmaet: la maglia gialla resta sulle sue spalle fino a martedì, dopo una grande prestazione sul pavè e il secondo posto alle spalle di uno splendido John Degenkolb che risorge dopo un periodo molto buio. I due, entrambi vincitori di una Parigi-Roubaix in carriera, si sono resi protagonisti dello scatto decisivo sull’ultimo settore di “pietre” insieme a Yves Lampaert che alla fine ha chiuso al terzo posto. Sconfitto di giornata Peter Sagan, che perde l’attimo dell’attacco giusto e si deve accontentare del quinto posto venendo battuto anche da un pimpante Philippe Gilbert.
VINCITORI E VINTI – Come era ampiamente prevedibile, la lotta tra i big si è sviluppata su una linea parallela rispetto a quella per la vittoria di tappa. Detto di Porte e del disastro in casa BMC, la nona tappa si trasforma in un calvario per Romain Bardet: il capitano della AG2R, non certo esperto del pavè, rimane vittima di almeno quattro forature che lo costringono a rincorrere per tutto il giorno. Alla fine però il francese paga solo 7″ rispetto agli altri big insieme anche a Mikel Landa, protagonista di una brutta caduta nel finale di tappa. Chi invece paga dazio pesantemente è Rigoberto Uran: il colombiano della Education First chiude a oltre un minuto e mezzo dai rivali dopo una caduta. Una brutta mazzata per le sue ambizioni di classifica, ma niente è perduto.
Per il resto Chris Froome finisce a terra con i compagni del Team Sky ma recupera prontamente, Vincenzo Nibali si difende pur senza una squadra all’altezza delle altre (almeno su questi terreni), mentre la Movistar di Quintana e Valverde (quest’ultimo estremamente brillante) stupisce tutti e si scopre team da Classiche del Nord. Molto bene anche Jungels e Dumoulin: entrambi nel finale cercano l’allungo e il lussemburghese della Quick Step riesce anche a guadagnare una misera manciata di secondi sugli altri capitani. L’impressione però è che alla fine la vittoria più grande sia stata aver concluso la tappa senza escoriazioni e contusioni, o con minuti di troppo in classifica.
ORA SI FA SUL SERIO – Dopo una giornata del genere, il giorno di riposo non può che venire accolto trionfalmente dai corridori. Attenzione però, perchè da martedì dopo il trasferimento si sale sulle Alpi dove inizierà tutto un altro Tour: tre tappe di fila sulle montagne, l’arrivo di Le Grand Bornand potrebbe già farci capire molte cose. Tanti i big chiamati a recuperare, potenzialmente lo spettacolo potrebbe davvero essere esaltante. Nel giorno della Francia campione del mondo, la speranza è che ben presto si possa passare da “Allez les Bleus” ad “Allez le Tour“.