Dopo il giorno di riposo, il Tour de France 2018 riprendeva oggi con la prima e attesissima tappa alpina: niente arrivo in salita, ma le montagne prima della picchiata su Le Grand Bornand facevano sognare i tifosi. Molti di loro saranno invece rimasti (in modo più che legittimo) delusi: i big infatti si guardano e non attaccano, con un Team Sky apparso più che mai solido e competitivo in supporto a Chris Froome. L’unico uomo di classifica che prova un timido scatto è Daniel Martin, che aumenta l’andatura a poche centinaia di metri dall’ultimo scollinamento sul Col de la Colombière. Davvero troppo poco, anche se sufficiente a mandare in difficoltà i vari Zakarin, Majka e Jungels che pagano al traguardo oltre 50″ dagli altri capitani. Va peggio a Rigoberto Uran: il colombiano, acciaccato dalle cadute della tappa di domenica sul pavè, paga oltre due minuti e mezzo rispetto al gruppetto di Froome, Nibali (apparso in buona condizione), Quintana, Bardet & Co.
Ma allora dove trovare le emozioni in una tappa che sicuramente non ha soddisfatto appieno le aspettative della vigilia? Le risposte sono due: Julian Alaphilippe e Greg Van Avarmaet. Il primo, eccelso corridore da classiche, firma un’impresa andando a vincere in solitaria dopo una giornata sempre in fuga all’attacco. Per lui tanta commozione al traguardo e anche la maglia a pois che potrebbe diventare pure un obiettivo con il proseguo della Grande Boucle. Il suo talento non si scopre certo oggi, ma le lacrime al traguardo lasciano capire tante cose. Prestazione maiuscola e da standing ovation anche per l’olimpionico belga, che in maglia gialla parte all’attacco in una tappa di montagna: per molti poteva essere una follia, invece Van Avarmaet consolida il primato in classifica ovviamente con la collaborazione dell’attendismo dilagante nel gruppo dei big. Difficile che possa ripetersi anche domani, ma il suo Tour è già da considerarsi da nove in pagella.
FUOCO ALLE POLVERI? – Il trittico alpino continua subito con l’undicesima tappa: 108,5 km da Albertville a La Rosière, frazione breve ma con pianura praticamente assente. La salita finale è molto pedalabile per larghi tratti, ma se qualcuno dovesse prendere il coraggio a due mani per cercare di fare selezione già sulle più impegnative montagne precedenti, allora potremmo davvero divertirci. La speranza è quella che a vincere sia lo spettacolo e non la paura: paura di non farcela, di perdere energie e perchè no, paura dell’Alpe d’Huez che attende il gruppo giovedì.