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Il Tour de France 2016 è alle porte e si preannuncia come una delle edizioni più spettacolari e incerte degli ultimi anni. Sabato 2 luglio al via da Mont-Saint-Michel ci saranno, infatti, tutti, ma proprio tutti, i big del pedale. Ecco qual è secondo Sportface.it la griglia di partenza della 103ª Grande Boucle.
1) CHRISTOPHER FROOME
PRO: È il campione in carica, è il favorito numero uno. Il capitano della Sky arriva al Tour in grande forma e fiducia, avendo sbaragliato la concorrenza al Giro del Delfinato, ideale tappa di avvicinamento dopo una prima parte di 2016 in sordina. Anche la scaramanzia è dalla sua: quando in passato ha vinto il Criterium (2013 e 2015) ha poi regolarmente trionfato sugli Champs-Élysées. Froome all’apparenza non ha punti deboli: a cronometro è il più forte, mentre in salita sa generare watt come nessun altro al mondo. Inoltre, sarà scortato da un’autentica corazzata, con gregari di lusso quali Sergio Heano, Mikel Landa e Geraint Thomas che si aggiungono ai preziosissimi Mikel Nieve, Wout Poels e Vasil Kiryenka.
CONTRO: Il kenyano naturalizzato britannico tende ad approcciare a tutta i suoi Grandi Giri, per poi calare progressivamente verso la fine. Tradotto: se attaccato nell’ultima settimana può andare in difficoltà. Nel 2015 Quintana si era svegliato, forse, troppo tardi e il leader del Team Sky era riuscito a conservare la maglia gialla per 1’12’’. Un anno dopo i suoi avversari diretti avranno imparato la lezione? Aspetto marginale, ma da non sottovalutare, la liaison mai sbocciata con il pubblico francese, che non ama il suo modo di correre e la sua eccessiva attenzione al ciclocomputer. Gli episodi incresciosi della scorsa edizione (spunti e insulti di varia natura) non l’hanno destabilizzato, ma questa potrebbe essere un’ulteriore fonte di preoccupazione: comunque vadano le cose, Chris correrà in trasferta.
2) NAIRO QUINTANA
PRO: Secondo nel 2013 e nel 2015, sempre alle spalle di Froome, il 26enne colombiano ha una nuova occasione di rivincita. Nairo è senza discussioni il più forte scalatore del mondo, ma, a discapito del fisico minuto, sa difendersi molto bene anche nelle prove contro il tempo, che in Francia, si sa, sono fondamentali per coltivare ambizioni di podio. Il 26enne capitano della Movistar ha disputato sin qui una buona stagione, vincendo, tra marzo e aprile, la classifica generale alla Volta Ciclista a Catalunya e al Tour de Romandie. Di recente, dopo essersi allenato a lungo in altura sulle montagne colombiane, è tornato a correre alla Route du Sud, dove, tanto per cambiare, non ha avuto rivali. Quintana si presenta sulle strade francesi in fiducia e al suo fianco avrà un team infarcito di scalatori. Di fronte ha un percorso disseminato di montagne, dove le occasioni per attaccare non mancheranno di certo. In più ha il jolly Alejandro Valverde, che metterà al servizio della maglia rosa 2014 la sua classe e la sua esperienza.
CONTRO: Quintana dovrà dimostrare innanzitutto di aver compiuto un salto di qualità dal punto di vista dell’acume tattico, visto che nel 2015 la sua condotta in corsa non era stata impeccabile: con un Froome non brillante come nelle prime due settimane, il colombiano aveva spesso tentennato, sbagliando le tempistiche degli attacchi. Nella cronometro da Bourg-Saint-Andéol a La Caverne du Pont-d’Arc (13ª tappa) qualcosa perderà, ma non così tanto da impedirgli di colmare il gap in salita. Sul suo terreno, però, ci aspettiamo di vederlo più spavaldo e combattivo, anche perché il percorso sembra disegnato apposta per favorire le sue spiccate doti di scalatore. La vittoria alla Rute du Sud dice molto poco sul suo stato di forma, che oggi resta un rebus: Nairo ha scelto una preparazione anomala, rinunciando un po’ a sorpresa al Delfinato e al confronto con gli altri big, sui quali non ha alcun riferimento. Infine, la pressione: potrebbe diventare il primo colombiano della storia a trionfare in maglia gialla a Parigi. Le strade francesi saranno invase dai suoi tifosi come accade ogni anno, ma le aspettative che il paese sudamericano ripone in lui sono enormi. Saprà gestirle?
3) ALBERTO CONTADOR
PRO: A 34 anni “El Pistolero” ha ancora voglia di divertirsi e divertire e punterà al tris dopo la revoca del titolo del 2010. Sino a qualche mese fa sembrava volesse dire “basta” con il ciclismo al termine di questa stagione, ma il fuoriclasse madrileno, compreso di essere ancora competitivo, ha scelto di proseguire. Non sarà dunque l’ultimo Tour della sua vita, anche se ogni anno che passa è per lui sempre più difficile tornare sul podio più alto di Parigi. Di certo vedremo un Contador diverso rispetto all’edizione 2015, quando chiuse 5° senza nessun acuto. Il capitano della Tinkoff aveva tentato la doppietta Giro-Tour, mentre quest’anno si è concentrato più saggiamente soltanto sulla Grande Boucle. La classe sopraffina del corridore di Pinto non va mai sottovalutata: insieme a Froome è il ciclista più completo, l’unico che al 100% può tener testa al kenyano sia a cronometro che in salita. Inoltre resta uno dei pochi che, in un ciclismo moderno fatto di regolarità, ha la capacità di mischiare le carte, inventandosi azioni in solitaria. Il Team Sky lo teme principalmente per questo motivo.
CONTRO: Il suo 2016 sin qui è stato buono, ma non eccezionale. Quando ha incrociato le ruote con i suoi grandi rivali ha quasi sempre pagato dazio: alla Volta Ciclista a Catalunya ha chiuso alle spalle di Quintana, mentre al Delfinato, dopo la vittoria nella crono inaugurale, ha peccato di brillantezza sulle salite scivolando in quinta posizione. Si consola per il momento con la classifica generale della Vuelta al País Vasco, aspettando che la sua condizione possa raggiungere il picco massimo nel momento clou. Il Contador di qualche anno fa partiva sistematicamente con i favori del protonistico; oggi, però, ha di fronte Froome e Quintana, tipi tosti, più giovani e con squadroni al loro servizio. Non si può dire lo stesso della Tinkoff, che appare la più debole tra i team pretendenti alla vittoria finale. “El Pistolero” può contare sul solo Rafal Majka, 5° all’ultimo Giro d’Italia, come scudiero nelle tappe di montagna. Al solito dovrà inventarsi qualche numero dei suoi.
ARU E NIBALI. L’Italia punterà, ovviamente, sulla “strana coppia” dell’Astana. Fabio e Vincenzo, Vincenzo e Fabio, due che potenzialmente potrebbero fare fuoco e fiamme se remassero dalla stessa parte. La domanda che ci si pone è: possono essere compatibili trattandosi di due capitani? I vertici del team kazako sono stati chiari, consegnando al giovane sardo i gradi di uomo di classifica. Lo Squalo sarà invece una sorta di semi-gregario, anche se c’è già chi lo vede come ancora di salvezza nel caso Aru resti scottato dalla sua prima esperienza al Tour. Un Nibali al servizio della causa sarebbe un jolly non indifferente per il vincitore della Vuelta 2015. Tuttavia è inutile nascondersi: la presenza del campione siciliano alla Grande Boucle è ingombrante per un giovane in rampa di lancio che da mesi attende questo evento con fibrillazione. Sta a Fabio Aru mettere a tacere le malelingue; il sardo ha un margine di errore molto ridotto e sa che dovrà partire subito forte. Il compito non è dei più facili, considerando che è al debutto e avrà di fronte la crème de la crème del pedale. Il ragazzo, però, ha dimostrato di avere una tempra fuori dal comune e i risultati nei Grandi Giri parlano per lui (due podi al Giro d’Italia e la vittoria alla Vuelta dello scorso anno). Meno confortante il suo 2016, dove finora, complice anche qualche acciacco fisico, ha raccolto soltanto una tappa al Delfinato con una splendida azione in pianura. In salita ha invece faticato moltissimo, non riuscendo mai a rimanere con i primi. D’accordo, il Delfinato non era tra i suoi obiettivi, ma vedere il campioncino sardo fuori classifica nella corsa anticamera del Tour ha lasciato qualche perplessità sul suo stato di forma. Aru è tornato ad allenarsi al Sestriere per completare la preparazione e spera di stupire tutti. A cronometro dovrà limitare i danni, per questo in montagna necessita di un’altra brillantezza. Oggi immaginarcelo sul podio di Parigi sembrerebbe un’utopia, domani chissà.
I FRANCESI. L’ultimo è stato Bernard Hinault nel 1985, poi il vuoto. La Francia si affida al talento di Romain Bardet e Thibaut Pinot, che all’epoca del quinto e ultimo successo del “Tasso” sugli Champs-Élysées non erano nemmeno nati, per tornare a coltivare il sogno maglia gialla. I due ragazzi del ’90 sono attesi al varco dopo la delusione dello scorso anno. Nel 2014 la Francia esaltava “Nibalì” e il ritorno ai vertici del ciclismo transalpino: Pinot 3° e Bardet 6° facevano ben sperare in vista del 2015, ma il capitano dell’Ag2r non è andato oltre il 9° posto. Ancora peggio il connazionale della FDJ, ampiamente fuori dalla top ten (16°). Quest’anno per i due c’è una nuova prova del nove. In particolare Pinot viene da una stagione molto positiva: a marzo ha vinto due tappe e la classifica generale al Criterium International, ad aprile una frazione al Tour de Romandie e al Delfinato ha trionfato nella Tappa Regina con arrivo a Méribel. Di recente si è poi laureato campione francese a cronometro. Meno appariscente sin qui il 2016 di Bardet, che però al Criterium ha chiuso secondo alle spalle di Chris Froome, facendo intravedere una buona gamba. L’obiettivo minimo è entrare nei primi dieci, ma i due giovani transalpini sono pronti a sfruttare eventuali occasioni per fare il definitivo salto di qualità. La pressione è comunque tanta e la concorrenza non manca.
ALTRI. In terza fila c’è un parco corridori di tutto rispetto, capitanato dai due della Bmc Richie Porte e Tejay van Garderen. L’australiano è reduce da un buon Delfinato, dove ha chiuso 4° ed è stato l’unico in grado di tenere la ruota di Froome nella 5ª tappa con arrivo a Vaujan. L’americano ha riscatto una stagione sin qui opaca con la bella vittoria in altura di Solden al Tour de Suisse, dove comunque non ha convinto del tutto. Non è ancora chiaro chi sarà il leader del team statunitense, anche se tutto lascia propendere per il cocco della casa van Garderen, che punta a migliorare il 5° posto del 2012 e del 2014. Nessun dubbio, invece, sulla leadership di Bauke Mollema nella Trek Segafredo, con l’olandese che negli ultimi tre anni è sempre arrivato nella top ten della Grande Boucle. Sogna in grande anche il più giovane connazionale della LottoNL-Jumbo Wilko Kelderman, anche se il talento classe 1991 è all’esordio al Tour e al Giro di Svizzera non ha entusiasmato. Se la Katusha farà classifica con il belga Jurgen Van Den Broeck (3° nel 2010 e 4° nel 2013), lasciando a Joaquim “Purito” Rodriguez libertà di andare in fuga a caccia di tappe, la Etixx-QuickStep si affderà per la generale a Daniel Martin. Il 29enne irlandese migliora con il passare degli anni e sulle strade del Delfinato ha confermato di poter dire la sua al cospetto dei big. Infine, nella Giant-Alpecin più Warren Barguil, altro talentino transalpino, di Tom Dumoulin per la classifica; la “Farfalla di Maastricht” si concentrerà, infatti, nelle prove contro il tempo in vista dell’Olimpiade di Rio.