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Non ci sono rivali per Tadej Pogacar, ma questo lo si sapeva già . Lo sloveno in maglia gialla è ormai da giorni il padrone incontrastato di un Tour de France bello nel suo complesso, ma già decisamente predefinito per quanto riguarda la vittoria finale forse ancor prima del suo inizio. Chi ha trionfato l’anno scorso è in grado di ripetersi anche in questa edizione e assurge così a fuoriclasse del ciclismo di oggi e, con due Grande Boucle ormai in tasca, anche della storia tout court di questo sport.
Del resto, a incoronare la grandezza di Pogacar è il Tourmalet, una delle ascese più iconiche del giro di Francia. Sulle rampe durissime dell’amatissima montagna pirenaica lo sloveno gestisce senza problemi anche forte di una UAE-Emirates in gran spolvero e tiene a bada Carapaz che dopo alcune difficoltà adesso sembra essere tornato lo scalatore implacabile ammirato al Giro d’Italia 2019 e il giovanissimo Vengegaard che farà tanto parlare di sé e che potrebbe diventare serenamente un capitano in futuro. Quindi nell’ultimo km, in fotocopia con quanto accaduto ieri, la sparata di Mas e l’azione per ricucire di Pogacar, che poi va da solo e crea il vuoto. Troppo facile per lui andare a vincere di nuovo, è il più forte e non perde occasione per dimostrarlo. Con lui sul podio di tappa proprio Vingegaard e Carapaz, proprio come nel podio della generale. Il crollo di giornata, invece, è quello di Rigoberto Uran, partito con i galloni di uomo di classifica destinato a far podio (ed effettivamente dopo due settimane c’erano tutte le premesse) e naufragato definitivamente quest’oggi vivendo un vero e proprio calvario.
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