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Ancor più rispetto ad altri sport, il ciclismo porta sempre con sè una “magia” tutta particolare, quasi mistica. Ci sono infatti nomi che rimangono per decenni e decenni nell’immaginario collettivo, come una sorta di mito che si tramanda di generazioni in generazioni. Così dopo Bartali e Coppi e prima di Pantani, l’Italia intera imparò ad amare Felice Gimondi. E proprio per questa magia popolare che solo una bicicletta può far emergere, la notizia della morte di Gimondi ha creato dolore e tristezza anche nei più giovani, che hanno soltanto sentito raccontare le imprese del campione bergamasco.
Non basterebbero ore, figurarsi se possono bastare poche righe per riassumere tutti i risultati ed i successi di un fuoriclasse completo, che spinse Gianni Brera a coniare il soprannome di “Nuvola Rossa”. Gimondi è a pieno titolo nell’Olimpo del ciclismo come uno dei “Sette” in grado di conquistare la Tripla Corona vincendo tutti e tre i Grandi Giri. Tra questi solo Hinault e Merckx hanno aggiunto come lui a questo traguardo anche la maglia di campione del mondo. Già, proprio Eddy Merckx: il rivale di una carriera con cui Gimondi ha dato vita a duelli spettacolari e leggendari, un dualismo così incarnato da diventare musica nelle parole di Enrico Ruggeri: “L’orologio prende il tempo e il tempo batte per noi/Non c’è più chi perde o vince quando il tempo non vuole”.
La rivalità con Merckx rende ancora più straordinaria la bacheca di Gimondi, recordman di podi al Giro d’Italia con 9 piazzamenti nelle prime tre posizioni e 12 podi complessivi nei Grandi Giri come ad oggi solo Hinault ed Jacques Anquetil, capace di arrivare fino a 13. Il “Cannibale” belga non ha tolto vittorie a Gimondi, bensì ha reso ancor più grandi i successi di Felice: tra questi indelebile il Mondiale 1973 a Barcellona sul Montjuic, con proprio Merckx tra i battuti nello sprint finale. Una rivalità fatta prima di tutto di grande rispetto reciproco, dentro e fuori dalle corse, come solo i Campioni con la C maiuscola possono fare.
Alla fine Gimondi è stato e sarà sempre la rappresentazione di ciò che siamo tutti noi: un uomo costretto a combattere contro qualcosa di più grande di lui, senza mai arrendersi o rinunciare a lottare. Ed è così che Felice è entrato e rimarrà nel cuore degli italiani, al di là delle vittorie e dei successi: “L’orologio prende il tempo e il tempo batte per noi. Non c’è più chi perde o vince quando il tempo non vuole. Quando la strada sale, non ti voltare, sai che ci sarò”.
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