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Un altro Giro doveva iniziare, un altro Giro è effettivamente iniziato. La dodicesima tappa del Giro d’Italia 2019 non sentenzia con verdetti definitivi, ma senza dubbio regala le prime emozioni e i primi spunti in salita per quanto riguarda le grandi manovre in ottica classifica generale. Ma quella odierna è stata anche la giornata della “fuga-bidone”, l’attacco di 25 corridori che ha permesso a Jan Polanc di conquistare la maglia rosa con oltre 4 minuti di margine sul connazionale Primoz Roglic. Un sogno per la Slovenia, che si trova così con due rappresentanti a guidare la classifica generale di un grande giro. Polanc che adesso proverà probabilmente anche a far classifica fino alla fine, forte dell’11° posto finale al Giro 2017. Il simbolo del primato rimane così in casa UAE Emirates, nonostante la resa con tutti gli onori delle armi per un ammirevole Valerio Conti. Troppo dure per il romano le rampe di Montoso, primo GPM di prima categoria di questo Giro che ha lanciato segnali importanti.
Ad attaccare sulla salita di giornata sono stati infatti Miguel Angel Lopez e Mikel Landa, due dei grandi sconfitti della cronometro di San Marino. Si sapeva che i due avrebbero dovuto cercare di combinare qualcosa, ma vederli all’attacco in prima persona già oggi lascia davvero ben sperare in vista delle prossime giornate. Con una tattica ben studiata, i due scalatori hanno raccolto per strada i compagni di squadra e fuggitivi della prima ora che hanno dato tutto per far guadagnare sul traguardo di Pinerolo 28″ ai propri capitani rispetto agli altri big. Un bottino piuttosto misero, in rapporto allo sforzo profuso. Resta comunque da elogiare l’azione dei due, che hanno saputo infiammare una corsa che altrimenti nel gruppo dei migliori sarebbe potuta rivelarsi soporifera.
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La salita di Montoso mette però in evidenza anche i limiti della Jumbo Visma, la squadra di Roglic che rimane sorprendentemente solo sulla prima vera salita del Giro. Non un bel segnale in vista dei tapponi che attendono lo sloveno come grande protagonista e papabile vincitore finale. Segnali molto incoraggianti invece per la Mitchelton di Yates, che si trova Chaves ed Hamilton al suo fianco pur senza un Nieve oggi sottotono. Sempre competitiva la Movistar, ma anche la Bahrain di Nibali (apparso pimpante sul Montoso) ha Pozzovivo e Caruso che potranno dare una bella mano in quota allo Squalo dello Stretto. Tra i big rimandati Jungels e Formolo, che pagano oltre due minuti sul traguardo e sembrano compromettere le velleità di classifica. Se “Roccia” non ruba l’occhio, in casa Bora-Hansgrohe possono sorridere per Rafal Majka che è apparso davvero in palla. Convincente anche Bauke Mollema della Trek, l’olandese è da anni una garanzia per la top-10 delle grandi corse a tappe ma chissà che stavolta non possa cercare qualcosa in più.
Infine una menzione d’onore non può che spettare ad un grande Cesare Benedetti, altra grande gioia di giornata in casa Bora. Il 31enne ha infatti conquistato la vittoria di tappa, conquistando il primo successo in carriera proprio al Giro a coronamento di tanti anni di sacrifici come gregario. Una prova di dedizione e intelligenza tattica quella di Benedetti, capace di gestirsi in salita per poi rientrare nel finale e bruciare tutti allo sprint. Bravi anche Caruso e Dunbar, mentre Brambilla archivia un altro amaro piazzamento a Pinerolo dopo quello del 2016 ma si consola con la conquista della maglia azzurra di miglior scalatore.
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