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Venerdì 6 maggio s’inizia a fare sul serio. Il 99° Giro d’Italia è alle porte e i nostri colori sperano di tornare sul gradino più alto del podio dopo i successi di Nairo Quintana (2014) e Alberto Contador (2015). Speranze riposte soprattutto in colui che nel 2013 ci ha regalato l’ultimo successo, quel Vincenzo Nibali che riparte dalle strade della Corsa Rosa dopo due anni di esilio dorato al Tour de France. Anche quest’anno potrebbe essere in Francia, ma intanto c’è il Giro d’Italia e l’obiettivo è quello di sempre: vincere. Il siciliano non avrà vita facile, con un Mikel Landa in gran forma e un Alejandro Valverde sempre pericoloso. A ruota un novero di sfidanti in teoria di seconda fascia, ma che certamente sulle strade dello Stivale venderanno cara la pelle per giocarsi fino in fondo le proprie carte.
VINCENZO NIBALI
PRO. È il corridore più completo: a cronometro non teme nessuno dei big, in salita sa difendersi e attaccare a seconda della condizione psicofisica; per non parlare della discesa, dove guida la bicicletta come pochi al mondo. Inoltre il palmarès nelle grandi corse a tappe parla per lui: una Vuelta (2010), un Giro d’Italia (2013) e un Tour (2014). Lo Squalo ha fame di tornare a vincere qualcosa di importante dopo un 2015 non straordinario e di certo non può essere sazio dell’effimero successo in Oman di inizio anno. La squadra è un altro fattore a suo favore e nel Giro del Trentino lo si è visto: il fido Michele Scarponi, Tanel Kangert e Jakob Fuglsang sono gregari di tutto rispetto nelle tappe di montagna.
CONTRO. Le ultime corse qualche dubbio l’hanno lasciato sull’attuale forma del campione italiano. Al Trentino non è mai stato della partita, alla Liegi-Bastogne-Liegi si è staccato sulla penultima rampa. Il preparatore Paolo Slongo invita alla calma, ricordando che il siciliano sta rispettando appieno la tabella di marcia dopo un duro periodo di allenamento in altura. È vero, la terza e decisiva settimana di corsa è ancora lontana, ma il motore dello Squalo potrebbe essere ancora ingolfato. Probabile, quindi, che paghi qualcosina all’inizio per poi carburare con il passare dei giorni.
MIKEL LANDA
PRO. Esploso nella scorsa edizione del Giro d’Italia, lo scalatore basco per dettami di squadra è stato costretto a sacrificarsi per il capitano Fabio Aru. Nonostante ciò, ha dato ampia dimostrazione di essere il più forte in salita, tanto da chiudere comunque in 3° posizione. La maglia Astana ha iniziato a stargli stretta e così è approdato al Team Sky, dove, senza Chris Froome, è il leader indiscusso. Rispetto agli altri top rider ha iniziato tardi il suo 2016, facendo la sua prima apparizione a marzo alla Settimana Internazione di Coppi e Bartali. Poi ha partecipato al Giro dei Paesi Baschi e al Giro del Trentino e in entrambe le corse ha ben impressionato: una tappa sulle strade di casa, tappa e classifica generale (con brivido finale) al Trentino. È in gran forma e quando la strada inizia a salire è l’uomo da battere.
CONTRO. Si tratta pur sempre del suo primo grande giro con i gradi di capitano e per questo potrebbe pagare l’inesperienza, soprattutto a livello tattico: il 26enne basco dà l’idea di essere un corridore molto istintivo; spesso può essere un bene, a volte no. In una corsa di tre settimane è anche importante saper gestire le energie, perché una giornata storta può mandare in fumo mesi di duro lavoro. Secondo punto dolente la cronometro, il suo tallone d’Achille. Saranno tre le prove contro il tempo di questa edizione del Giro d’Italia, ma se nella prima (9 km) i distacchi saranno contenuti e l’ultima è una cronoscalata, è quella della nona tappa (40 chilometri da Radda in Chianti a Greve in Chianti) che potrebbe creare un gap importante tra l’iberico e gli avversari diretti. Infine, la squadra: anche al Giro del Trentino il Team Sky ha dimostrato di essere tutt’altro che una corazzata, tanto che il corridore basco si è spesso trovato da solo nelle fasi cruciali di tappa. Oltretutto l’uomo che poteva dargli il contributo maggiore in salita, il colombiano Sergio Henao, è stato sospeso a tempo indeterminato perché sotto investigazione dell’Agenzia Antidoping.
ALEJANDRO VALVERDE
PRO. Meglio tardi che mai recita un antico proverbio. Vecchia volpe del gruppo, il murciano classe 1980 è all’esordio assoluto al Giro d’Italia. Un corridore della sua classe ed esperienza non può che essere inserito tra i favoriti per la vittoria finale, anche perché la gamba sembra quella delle stagioni migliori: nel 2016 il capitano della Movistar ha già portato a casa la Vuelta a Andalucía, la Vuelta a Castilla y León e la Freccia Vallone, dove ha centrato uno storico poker. È il più esplosivo tra i pretendenti alla maglia rosa e questo potrebbe essere un vantaggio non da poco in tappe di media difficoltà, dove è in grado di rosicchiare qualche secondo d’abbuono in volata o su eventuali strappi finali. La sua squadra, come da tradizione imbottita di scalatori, è molto valida.
CONTRO. Il palmarès parla chiaro. In carriera ha vinto tante classiche (4 Frecce Vallone, 3 Liegi-Bastogne-Liegi), mentre nei grandi giri si è rivelato un meraviglioso perdente. Solo un successo alla Vuelta del 2009, per il resto una sfilza di piazzamenti: 4° al Tour 2014 vinto da Nibali, 3°, questa volta davanti al siciliano dell’Astana, la scorsa edizione. Nella corsa a tappe di casa oltre alla vittoria di 7 anni fa vanta qualcosa come cinque podi (tre volte terzo, due volte secondo). Anche l’età (36 primavere appena compiute) non è dalla sua: in una corsa a tappe così lunga e dispendiosa la maggior freschezza degli avversari potrebbe prevalere. Inoltre, va verificato il suo approccio mentale al Giro d’Italia: vivrà il suo primo giorno di scuola alla Corsa Rosa come un test probante in previsione Tour de France, accontentandosi magari di qualche successo di tappa, o darà il 100% rischiando di arrivare in Francia a corto di energie?
GLI OUTSIDER
Alle spalle dei magnifici tre una fitta schiera di outsider, a partire da Rigoberto Urán. Lo scalatore colombiano, passato quest’anno alla Cannondale, non ha certo entusiasmato finora. Il Giro d’Italia è la sua corsa preferita ed è chiamato a un moto d’orgoglio dopo il deludente 14° posto della scorsa edizione. Forte in salita, ottimo a cronometro; non è il corridore che entusiasma le folle, ma se sta bene è un osso duro e i due podi del 2013 e del 2014 lo dimostrano. Occhi puntati anche su un altro colombiano, l’astro nascente della Orica-GreenEDGE Esteban Chaves: 26anni, l’anno scorso 55° al Giro alla prima partecipazione e nella top 5 alla Vuelta, dove si è fatto conoscere con due vittorie di tappa. Classico fisico da scalatore made in Sudamerica, Chaves ha voglia di sfondare e può essere la vera sorpresa della 99esima edizione della Corsa Rosa. Priva di Alberto Contador, vincitore nel 2015, la Tinkoff si affida al polacco Rafal Majka, sul podio della Vuelta che ha incoronato qualche mese fa il nostro Fabio Aru. Corridore non nuovo a imprese solitarie da lontano, ha un ottimo passo su ascese di media lunghezza ma difetta in continuità. Tom Dumoulin, capitano della Giant-Alpecin, è, invece, all’esordio al Giro d’Italia. Il possente olandese è uno specialista delle prove contro il tempo e ha il mirino puntato sul prologo inaugurale, dove oltretutto correrà sulle strade di casa. Anche la cronometro con arrivo a Greve in Chianti – Cancellara permettendo – dovrebbe essere roba sua. Alla Vuelta 2015 ha sorpreso tutti, facendo patire più del previsto Fabio Aru prima di crollare nell’ultima tappa di montagna e chiudere al 6° posto. Difficile che lo stesso giochino si ripeta al Giro, anche perché le ultime due settimane sono disseminate di salite e il fisico del 25enne di Maastricht (186cm x 71kg) non è propriamente quello di uno scalatore.
Le frecce di riserva dell’arco italiano si chiamano Domenico Pozzovivo e Damiano Cunego: il primo torna al Giro dopo il terribile incidente della 3ª tappa dell’anno scorso, quando rischiò seriamente di lasciarci le penne. Punta a migliorare il 5° posto del 2014, suo miglior risultato in una grande corsa a tappe. Il secondo, capitano della Nippo-Vini Fantini, è apparso in buona forma al Giro del Trentino dopo una prima parte di stagione sfortunata con alcune cadute. C’è poi Ilnur Zakarin, uomo di classifica del Team Katusha. Il russo è cresciuto molto negli ultimi tempi e in questo 2016 ha già fatto vedere alcune cose interessanti alla Parigi-Nizza, dove ha trionfato nella frazione alpina con arrivo alla Madonne d’Utelle davanti a un certo Alberto Contador. Un altro russo che punta a un posto tra i primi 10 della generale è Sergey Firsanov. Trentaquattro anni a luglio, il piccolo scalatore della Gazprom-Rusvelo sta vivendo una seconda giovinezza e si presenta ai nastri di partenza con un curriculum stagionale di tutto rispetto sulle strade italiane: vittoria alla Settimana Internazione di Coppi e Bartali e al Giro dell’Appennino, 4° posto al Giro del Trentino, dove è stato l’unico che ha saputo tener testa allo scatenato Mikel Landa sull’arrivo in salita di Anras. Chiudiamo con Ryder Hesjedal, maglia rosa a sorpresa dell’edizione 2012. Tutt’altro che bello da vedere ma dotato di un gran temperamento, il canadese sarà l’uomo classifica della Trek-Segafredo. Quinto lo scorso anno, ormai ha abituato a sorprendere e chissà che non possa riconfermarsi nella Top Five.