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L’ottava tappa del Giro d’Italia 2022 si presentava come una mini classica del nord Europa con il calore e il profumo del sud Italia, ed effettivamente, non ha deluso le aspettative. Fuga di un drappello di oltre 20 corridori che hanno animato la corsa sin dal km 0. Frazione breve quella con partenza e arrivo a Napoli, soli 153 km, ma corsa ad un ritmo a dir poco forsennato da chi ha cercato la vittoria parziale.
Tra questi, due degli atleti più estrosi e accattivanti dell’intero circuito: Biniam Girmay e Mathieu Van Der Poel. I due sfidanti sin dal giorno 1, hanno attaccato ripetutamente e sono entrati nella fuga che effettivamente arriverà al traguardo. VDP e Bini attaccano per portare via un gruppetto ancor più ristretto, e per un momento ci riescono, ma si rilassando e da dietro gli tornano sotto. Un momento di esitazione è però fatale ai due: Davide Gabburo, veneto della Bardiani, attacca, ma sia Bini che Mathieu non hanno la prontezza per rifarsi sotto.
Prontezza che riesce a cogliere la Lotto: Harm Vanhoucke e Thomas De Gendt riescono subito a riportarsi sotto all’azzurro e si trascinano anche Simone Ravanelli e Jorge Arcas. Dietro non sanno che fare, se rispondere subito o lasciarli andare e tentare di riprenderli in seguito. “Tanto mancano più di 40 km” è il pensiero comune dell’olandese e dell’eritreo.
Non hanno fatto i conti però con lo specialista delle fughe per eccellenza, un ragazzo di quasi 36 anni belga che, grazie ad una fuga, ha costruito le basi per un podio al Giro, mica roba da ridere. De Gendt però questa volta pare essere l’apripista per il giovane connazionale. Si mette a lavorare per lui e lascia poche volte la testa del gruppetto. Ravanelli si stacca sotto la sua azione incessante.
Restano in quattro al comando, ma nulla è ancora deciso. Sull’ultima discesa Mathieu e Bini rilanciano la bicicletta e si portano, all’ultimo chilometro, ad un tiro di schioppo dai 4 al comando, ma quei 100 metri che li separano sembrano essere oltremodo distanti. VDP scoppia e Girmay, da solo, non riesce nell’impresa di raggiungerli.
Nel frattempo però, c’è stato un cambio della guardia davanti: Vanhoucke ha preso il comando delle operazioni. Sembra una scelta folle, ma si dimostrerà quella giusta. De Gendt dimostra di essere di un’altra categoria rispetto a Gabburo ed Arcas e con uno scatto felino negli ultimi 200 metri mette tutti in riga sul traguardo partenopeo. 2ª vittoria sulle strade del Giro a ben 10 anni di distanza dalla prima e unica affermazione, la tappa dello Stelvio che lo consacrò al grande pubblico. 18ª vittoria in carriera per lui che si è dimostrato, ancora una volta, padrone delle fughe.
Infatti il belga, quando è in fuga, poche volte manca il bersaglio grosso, dimostrando tutta la sua grande esperienza e applicazione tattica da corridore di alto livello. Per lui inoltre palma di secondo belga più anziano di sempre a vincere una tappa al Giro dietro solo al grande Lucien Van Impe. Una roba di poco conto…
Nella fuga di giornata però c’è spazio anche per un uomo di classifica rimasto attardato nelle prime tappe. Si tratta del filosofo francese Guillaume Martin che recupera ben 3′ all’intero gruppo e sale in quarta posizione provvisoria, a soli 1’06 dalla maglia rosa, sempre sulle spalle dello spagnolo Juan Pedro Lopez Perez, e al primo posto tra i capitani papabili di vittoria finale.
Per una tappa sul mare, c’è la conseguente tappa in montagna. L’alfa e l’omega del ciclismo in due giornate consecutive. Sì perché domani è prevista la prima frazione a cinque stelle (massimo grado di difficoltà) della corsa, che chiuderà la prima settimana italiana di corsa.
Classico tappone appenninico di 191 km con oltre 5000 metri di dislivello. Partenza da Isernia e arrivo sul Blockhaus (13,9 km all’8,4% medio), in altre parole, l’arrivo in salita più duro dell’intera corsa che sicuramente riscriverà la classifica generale. Nella tappa, inoltre, si scaleranno il Valico del Macerone (3,1 km al 5,7%), Rionero Sannitico (9 km al 6,7%), Roccaraso (7,3 km al 6,1%), Guardiagrele (3,9 km al 5,3%), la salita di La Forca (8,9 km al 4,1%), Passo Lanciano (10,3 km al 7,6%), prima appunto dell’ascesa finale.
La tappa non sarà assolutamente da sottovalutare perché è l’ultima prima del secondo giorno di riposo e la maggior parte dei pretendenti alla vittoria finale vorrà arrivare all’inizio della seconda settimana con il morale alle stelle. Il terreno per attaccare c’è e si prevede che la lotta per la vittoria di tappa sarà appannaggio dei corridori di alta classifica. Insomma, dopo lo yin sul mare ci sarà lo yang lungo le ripide ascese abruzzesi. Proprio quelle salite che non determinano la classifica finale, ma che restano nelle gambe dei corridori e alla lunga possono risultare decisive.
Nell’edizione 2021 Egan Bernal vinse proprio la frazione abruzzese numero 9, prese la maglia rosa e la portò fino a Milano, chissà se nel 2022 qualcuno ripercorrerà l’epopea del colombiano provando la medesima tappa. Finalmente si inizia a fare sul serio, finalmente il Giro entra nel vivo, e quando la strada sale, beh, è sempre un bel vedere, oltre che un’emozione unica ogni volta.
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