Ciclismo

Giro d’Italia 2022, episodio 6: Démare vince una tappa “dimenticabile”. Ma da domani si inizia a salire

Arnaud Demare - Foto Twitter

La sesta tappa del Giro d’Italia 2022 è stata, come dire, dimenticabile. Prima vera frazione nella quale il gruppo ha scelto i 192 km da Palmi a Scalea per un lungo riscaldamento in vista del primo weekend in Italia, dove la classifica probabilmente verrà ridisegnata. Due tappe appenniniche di alta montagna intervallate dalla mini classica con partenza e arrivo a Napoli è il programma di questa tre giorni che riscriverà la sceneggiatura di questa 105ª edizione della Corsa Rosa.

Si risale la penisola lungo la costa tirrenica, dove i corridori hanno potuto ammirare i profumi e i meravigliosi colori della Riviera dei Cedri, un luogo tanto turistico quanto storico. Infatti, il cedro che cresce in quest’area è per gli ebrei la cultivar più pregiata. Per questo motivo i rabbini giungono ogni anno a Santa Maria del Cedro in cerca del Mêlon dell’albero dell’Eden, ovvero il cedro perfetto (Etrog in ebraico), destinato ad essere utilizzato come offerta votiva durante il rituale ebraico di Sukkot (Festa della Capanne o dei Tabernacoli).

L’eroe di giornata è un 33enne italiano, che ha vissuto le migliori stagioni in carriera ormai più di un lustro fa. Il suo nome è Diego Rosa e data l’andatura cicloturistica del gruppo, decide di farsi questa scampagnata, lungo le frastagliate coste calabresi, in solitaria. Parte Diego e ad un certo punto ha anche più di 5′ di vantaggio sul gruppo, ma lo sa anche lui che verrà ripreso. Non gli importa però, perché questa giornata ha deciso di godersela, da solo, lungo le strade di una corsa che lo hanno fatto conoscere al mondo intero, quando correva per il Principe Gianni Savio. 

È felice Diego e quando i gruppo gli si rifà sotto decide di dare un’ultima sgasata, giusto per tenere allenate le gambe e organizzare al meglio la probabile fuga di domani. Perché domani c’è il suo pane, la salita, e quasi 5000 metri di dislivello. Un ultimo sorso alla borraccia e a 28 km dal traguardo viene riassorbito dal gruppo, ma è felice, perché il suo l’ha fatto.

LE CLASSIFICHE AGGIORNATE

Il gruppo però continua, seppur compatto, a proseguire ad andatura da domenica fino proprio a Santa Maria del Cedro, dove mancano 7 km al traguardo. La corsa letteralmente esplode e il gruppo da 35/37 km/h arriva a sfiorare i 60 km/h e le squadre dei velocisti iniziano la lotta per le posizioni di testa, le migliori in vista della volata finale.

E volata è stata. E che volata. Solo il fotofinish ha decretato il vincitore. La lotta è serrata tra il vincitore della tappa di ieri, Arnaud Démare, il francese dagli occhi blu e dalla pelle candida e il folletto australiano tutto tatuato Caleb Ewan dagli occhi neri e dalla pelle baciata dal sole. Ammetto di essere invidioso della carnagione, a mio modo di vedere perfetta, di Ewan.

Il fotofinish però è una sentenza e Ewan resta inchiodato al secondo posto per circa 2 millimetri. Il vincitore di tappa è ancora una volta il 30enne fenomeno di Beauvais NouNou Démare, che fa 7 sulle strade del Giro e diventa il francese con più affermazioni nella storia della Corsa Rosa, sopravanzando niente poco di meno che sua maestà Bernard Hinault, fermo a quota 6. 

Pare essersi sbloccato definitivamente il Marcantonio transalpino che compie un back-to-back davvero importante, soprattutto perché le occasioni per velocisti in quest’edizione latitano, per usare un eufemismo. Chiude terzo Mark Cavendish. L’uomo dell’Isola di Man prova ad anticipare tutti come in Ungheria, ma le strade italiane si sa, sono più difficili e 300 metri di volata sono troppi anche per un fuoriclasse da 160 braccia al cielo in carriera.

Come detto, da domani si sale, eccome se si sale. 196 km da Diamante a Potenza con oltre 4500 metri di dislivello. 4 GPM dichiarati ed altre salite ne fanno una delle tappe più interessanti dell’intera corsa, tra cui la Montagna Grande di Viggiano (6,1 km al 9,6%) e l’arrivo posto su una rampa di 350 metri all’8% medio con punte del 13%. Classico “mangia e bevi” che resterà nelle gambe a più di qualcuno.

Questo è solo l’antipasto e se non vi bastano i dati, beh, direi che un pomeriggio in compagnia dei corridori non ve lo toglie nessuno. Dopo il profumo dei cedri sul mare si toccheranno le prime cime di arbusti in montagna. Non saranno le Dolomiti Bellunesi, ma le Lucane, però in fondo, quando la strada sale, il ciclismo prende vita.

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