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La seconda tappa del Giro d’Italia 2022 è l’esatta rappresentazione di ciò che ci aspetta in quest’edizione, con i migliori pronti a darsi battaglia per 3 lunghe e indimenticabili settimane. Sono bastati 9,2 km di cronometro nella meravigliosa cornice di Budapest, a scavare dei solchi già abbastanza rilevanti in classifica generale. Ed è bastata una frazione così breve ad emozionare il pubblico sia sulle strade che a casa.
Simon Yates alla vigilia della partenza dall’Ungheria aveva messo tutti in guardia sulle sue capacità a cronometro dicendo: “Peccato che i chilometri contro il tempo siano meno di 30, ma me li farò bastare per guadagnare ulteriore terreno”. Detto, fatto, perché la seconda tappa è stata vinta dallo Scienziato in maglia BikeExchange. Il classe ’92 ha sfoggiato una prestazione mostre tra le strade della capitale magiara risultando il migliore sia al primo intermedio che sul traguardo. Tanti secondi guadagnati ai diretti rivali per la generale e morale a mille dopo soli due giorni di corsa.
La maglia rosa però non è ancora sulle sue spalle perché Mathieu Van Der Poel, che nell’acido lattico ci sguazza, ha chiuso il proprio sforzo contro il tempo a soli 3″ dal nativo di Bury e con molte probabilità, porterà il simbolo del primato fino in Sicilia, al rientro in Italia. L’olandese, figlio e nipote d’arte, avrà l’occasione di rifarsi nella tappa di domani, sulle rive del Lago Balaton.
Il podio è stato chiuso da un altro olandese, Tom Dumolin, 5″ più lento del britannico, ma ultimo a chiudere la prova in meno di 12′. La Farfalla di Maastricht è sempre un bel vedere quando guida la bicicletta, e, al suo arrivo in vetta al Castello di Buda, tutti hanno pensato che potesse essere lui il vincitore della tappa odierna.
E gli altri? Ammesso e non concesso che i primi tre hanno fatto una gara di un’altra categoria, tutti i migliori della generale sono rimasti, chi più, chi meno, in una trentina di secondi. Tobias Foss guida la truppa, con lo stesso tempo di Kelderman, 1″ in meno di Aresman e Almeida e 2″ in meno di Vincenzo Nibali.
A proposito del siciliano: a quasi 38 anni è ancora lì, con i migliori, con i dati migliori della sua carriera, ma con una generazione di fenomeni contro cui, difficilmente puoi lottare per 3 settimane. Noi ce lo godiamo perché è un patrimonio del ciclismo italiano e nessuno scalfirà questo suo ruolo mastodontico.
Tornando alla classifica, Bardet paga 7″ da Foss e Kelderman, Bilbao 9″, Carapaz 11″ (dal quale ci si aspettava un qualcosina di meglio), Landa 16″ e Lopez 25″. Distacchi recuperabilissimi.
Intanto, Simon Yates, in vetta ad un castello, patrimonio dell’umanità, ottiene il suo quinto sigillo al Giro e si candida sempre di più ad un ruolo principale per la vittoria del Trofeo Senza Fine, grazie ai suoi calcoli minuziosi e arguti che lo hanno portato a diventare, con il passare degli anni, un corridore completo.
Domani invece, gli uomini di classifica probabilmente riposeranno. Godranno di paesaggi mozzafiato lungo le rive del Mare Magiaro, e cercheranno di restare lontani dai guai. Perché la terza tappa la Kaposvár›Balatonfüred di 201 km, ultima in territorio ungherese, non comporta insidie dal punto di vista altimetrico, bensì da quello climatico. Solitamente il vento spira forte e le possibilità di spaccare la corsa da parte di alcune squadre con dei ventagli è assai probabile. Staremo a vedere, ma una cosa è certa, quest’anno, difficilmente ci annoieremo per la qualità e la quantità di campioni presenti in gruppo. Ed è solo un bene per il Giro, troppe volte martoriato dalle assenze.
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