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Alessandro De Marchi è un corridore forte, a volte anche troppo forte per essere un gregario, ruolo svolto in gran parte della sua carriera ciclistica. Il Rosso di Buja è il suo soprannome, dato dalla città in cui vive e ha vissuto. Alessandro ha 36 anni, compiuti in corsa lo scorso 19 maggio e nell’edizione 2021 del Giro d’Italia, a quasi 35 anni, ha coronato il sogno di qualsiasi corridore italiano, indossare la maglia rosa. Non è riuscito a terminare la scorsa Corsa Rosa poiché nella dodicesima tappa, proprio il giorno dopo il suo compleanno, è rimasto vittima di una brutta caduta che lo ha costretto al ritiro.
Alessandro De Marchi ha vinto in carriera parecchio per essere un gregario: 3 tappe all Vuelta d’Espana, 1 al Giro del Delfinato, un Giro dell’Emilia, una Tre Valli Varesine e soprattutto il Premio della combattività al Tour de France 2014, anno d’oro per il ciclismo italiano. È stato infatti premiato sul podio finale di Parigi poco prima dell’incoronazione di Vincenzo Nibali come vincitore della Grand Boucle.Â
Oggi, durante la diciannovesima tappa del Giro d’Italia 2022, 178 km da Marano Lagunare al Santuario di Castelmonte, Buja è stata sede del primo traguardo volante di giornata e Alessandro è stato accolto come un re da famiglia e amici i quali non gli hanno fatto mancare tutto il loro supporto.
In una tappa che presentava forse la salita più dura della terza settimana, il Kolovrat, il gruppo maglia rosa ha deciso di risparmiare le forze in vista delle Dolomiti che verranno domani e che, presumibilmente, decideranno il Giro 105.
Tant’è che mandano via una fuga di ben 12 uomini che raggiunge addirittura i 12′ di vantaggio. Durante il Kolovrat, dei 12, si avvantaggiano in 4: Koen Bouwman, Mauro Schmid, Alessandro Tonelli e Attila Valter che lasciano indietro Andrea Vendrame, non proprio a suo agio sulle pendenze a doppia cifra.
I quattro trovano un accordo e vanno via senza scatti, ma lungo la discesa, molto tecnica, che riporta i corridori in Italia, Vendrame si rende protagonista di un numero d’alta scuola e rientra sui primi e, senza colpo ferire, prova a rilanciare la bicicletta tentando un allungo.
Dietro si guardano per un momento ma sono bravi a rifarsi sotto Vendramix e nel frattempo, nel gruppo maglia rosa, vige una noia a dir poco soporifera. Probabilmente si stanno tenendo le ultime cartucce per San Pellegrino-Pordoi e Fedaia di domani, ma in un Giro pieno di salite, gli attacchi hanno realmente latitato.
Davanti approcciano l’ultima salita con calma e la conducono ad andatura quasi turistica complice il corposo vantaggio sugli uomini di classifica. Si arriva quindi, sempre in dormiveglia, agli ultimi 300 metri dove Bouwman prende l’ultima curva in testa e Schmid chiude Vendrame che sbaglia strada. Risultato? Koen Bouwman vince la sua seconda tappa in questo Giro dopo la numero 9 ed aritmeticamente anche la maglia azzurra di miglior scalatore: un trionfo.
Vendrame è arrabbiato perché pensa di essere stato sfavorito, ma dalle immagini dei replay si vede che non ha subito alcuna scorrettezza e lo ammette anche lui, a freddo, dopo l’adrenalina del post-volata.
Intanto nel gruppo maglia rosa Carapaz ci prova, tallonato da Hindley e Landa, ma sono attacchi irrilevanti, che non spezzano il gruppo e soprattutto non piegano le resistenze dei 3 attualmente sul podio della generale. Oggi ha prevalso la noia su un percorso che sarebbe potuto essere interpretato meglio dalle squadre dei leader.
Siamo dunque finalmente giunti alla ventesima tappa che, in altre parole, è l’apoteosi per chi ama il Giro d’Italia: domani infatti andrà in scena il classico tappone dolomitco. Belluno-Passo Fedaia (Marmolada) di 168 km.Â
È una frazione che non ha bisogno di presentazioni e mette in scena l’essenza della Corsa Rosa: le Dolomiti e la bicicletta. Il Passo San Pellegrino (18,5 km al 6,2%) comincia dopo circa 60 km, da Cencenighe Agordino: è una salita pedalabile nel primo tratto e molto dura nel finale. Discesa verso Moena e quindi falsopiano in salita fino ad arrivare a Canazei, dove, a 57 km dalla conclusione, inizia il Passo Pordoi che con i suoi 2239 metri è la Cima Coppi dell’edizione 105, ovvero il punto più alto toccato dalla corsa. Salita pedalabile che nel ciclismo moderno non fa distacchi enormi, anche se, scalato come penultima salita dell’intera corsa, potrebbe mietere più vittime del previsto. 12 km al 6,8%. Dalla vetta lunga discesa di circa 30 km che porterà il gruppo a Caprile, dove inizierà l’ultima salita di giornata e del Giro: il Passo Fedaia-Marmolada (14 km al 7,6%), che torna sede di tappa a 14 anni dall’impresa di Emanuele Sella. Sarà la 15ª volta che verrà affrontato e non servono altre parole per descrivere la grandezza e l’immensità di questo passo, che termina proprio alle pendici della Regina delle Dolomiti: la Marmolada, che molto probabilmente incoronerà il nuovo Re del Giro d’Italia.
Restano solo due tappe prima dell’incoronazione del nuovo Re del Giro e successore di Egan Bernal, con la speranza che, dopo una terza settimana ben costruita ma soporifera a causa dei corridori, si sparino le ultime cartucce per far godere tutto il pubblico presente sulle strade e davanti le televisioni.
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