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La diciassettesima tappa del Giro d’Italia 2022, ha fatto più danni della grandine. Sì, perché i 168 km da Ponte di Legno a Lavarone erano tutto fuorché adatti al recupero dopo le fatiche della tappa regina di ieri. Lo sanno bene gli uomini di classifica, che sin dalle prime battute, hanno provato a tenere cucita la corsa, senza però riuscirci.
E lo sanno bene anche gli uomini che hanno tentato l’allungo sin dall’inizio, sulle rampe del Tonale, sotto una pioggia battente che presagiva una tappa epica.
L’epica ha provato a farla Mathieu van der Poel, uno dei corridori di maggior talento ed estro non solo dell’intero gruppo, ma proprio dell’intero panorama ciclistico mondiale. VDP, figlio e nipote d’arte, è stato uno dei promotori della fuga di giornata, e fin qui tutto bene, ma il fatto che lo abbia fatto, in una tappa considerata di alta montagna, lascia intendere quanto immenso sia il talento e quanto sconfinato il suo gusto di andare in bicicletta.
VDP attacca, sempre e ovunque, su qualsiasi tipo di terreno: salita, pianura, discesa, pietre, cemento, lastricato. Non c’è uno spazio in cui il marziano non ci provi. E questo, è solo un bene per il ciclismo. Ha provato addirittura a fare il vuoto prima in discesa, con il suo connazionale Gijs Leemreize, e poi sull’ultima salita, dove le pendenze erano costantemente in doppia cifra.
Ha attivato la “modalità Merckx”, per rispondere a ciò che il suo alter ego, amico e rivale Wout Van Aert fece lo scorso 7 luglio al Tour de France, andando a dominare la tappa con la doppia ascesa al Mont Ventoux. VDP però non c’è riuscito, perché al Giro, si sa, le montagne, anche se non sono conosciute o sono inedite, sono le più dure al mondo, e gli scalatori prendono il sopravvento.
Lo scalatore che oggi ha dimostrato di valere il contratto triennale in Bahrain-Victorious, viene da lontano, dalla Colombia, ed è soltanto l’ultimo dei prodotti di una scuola sempre più pregna di grandi talenti. Il suo nome è Santiago Buitrago e con un’azione degna di Quintana o Bernal ha sbaragliato la concorrenza andando a vincere, in solitaria, una tappa partita male per lui.
Sì, perché il 22enne, lungo la prima discesa di giornata, quando in fuga c’erano ben 23 corridori, ha subito una brutta caduta che avrebbe fatto vacillare le certezze di chiunque. Non le sue però, perché Santiago è risalito in bicicletta senza farsi toccare da nessuno in quel momento, anche per paura di perdere il treno dei suoi compagni d’avventura.
Rientrato in gruppo, è stato assistito dalla macchina del medico che, con il senno di poi, deve aver fatto davvero un gran bel lavoro. Buitrago però, in discesa dal Passo del Vetriolo, viene sorpreso proprio da VDP e Leemreize, che, sfruttando il loro maggior bagaglio tecnico da discesisti, si sono avvantaggiati, arrivando a toccare addirittura i 90″ sul resto del gruppetto al loro inseguimento.
Sulla salita del Menador, salita inedita per il Giro, Santiago è partito del suo passo e pian piano, lungo gli 8 km di salita, ha recuperato terreno prima a VDP e poi a Leemreize e a 100 metri dallo scollinamento lo ha attaccato e ha fatto il vuoto. Per lui poi è stato un gioco da ragazzi gestire i secondi che aumentavano sempre di più che lo hanno portato, in lacrime, questa volta di gioia dopo quelle di delusione di Cogne, a tagliare il traguardo di Lavarone con le braccia al cielo.
La vittoria più importante di tutta la sua giovane carriera. E sicuramente non sarà l’ultima.
Nel mentre, nel gruppo maglia rosa, è andato in scena il solito copione: Richard Carapaz, Jai Hindley e Mikel Landa, i più forti quando la strada sale, hanno mandato in crisi Joao Almeida, il più temuto dato che all’ultima tappa ci sarà la cronometro individuale, della quale, il portoghese, è uno dei massimi esponenti in gruppo.
Lo hanno attaccato proprio lungo il Menador, ma Almeida, con il suo passo non ha perso molto. Ha perso poi lungo il tratto di falsopiano tra il GPM e il traguardo, dove non ne aveva più e le gambe hanno iniziato ad indurirsi. Al traguardo Carapaz e Hindley hanno provato a fare il buco a Landa e ci sono riusciti, guadagnandogli 6″ che al termine del Giro potrebbero risultare decisivi.
Almeida è arrivato a 1’10” dai due ed è scivolato in quarta posizione provvisoria nella generale, proprio alle spalle di Landa. Dietro, i distacchi sono quasi abissali, a partire dal primo degli umani, Vincenzo Nibali, che in classifica è quinto e paga quasi 6′ dalla vetta. Ma non importa, perché Vincenzo ha dimostrato ampiamente più del dovuto in questo Giro.
Domani i corridori avranno tempo e spazio per rifiatare, poiché andrà in scena l’ultima occasione per i velocisti, la diciottesima tappa, la Borgo Valsugana-Treviso di 152 km, prima dell’ultima 3 giorni in cui potrebbe essere ribaltato il Giro.
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