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La quattordicesima tappa del Giro d’Italia 2022 è stata un inno al ciclismo d’altri tempi. Quello degli attacchi di gruppo da lontano, quello dei lucciconi agli occhi durante le salite e del batticuore in discesa. È stata tutto quello che un appassionato di bicicletta vorrebbe vedere ad ogni corsa. Se poi bastano 147 km, con partenza da Santena e arrivo a Torino per far arrivare i corridori alla spicciolata, beh, bisognerebbe far disegnare più tappe in questo modo!
È stata la rivincita di Simon Yates, partito dall’Ungheria come co-favorito per la vittoria finale ma, complice un problema al ginocchio e una forma non proprio invidiabile ad inizio corsa, ha detto addio alle possibilità di conquistare il suo primo Trofeo Senza Fine.
Il folletto di Bury infatti, entra nella ristrettissima cerchia di corridori in attività in grado di vincere almeno 10 volte in un Grande Giro. Meglio di lui solo: Mark Cavendish (53), Peter Sagan (18), Alejandro Valverde (17), Primoz Roglic (15), Chris Froome e Vincenzo Nibali (14), John Degenkolb (12), Philippe Gilbert e Caleb Ewan (11) e Arnaud Démare (10). Insomma, corridori di poco conto.
Ottiene la sua 28ª vittoria in carriera e la sesta sulle strade del Giro, corsa da lui amata, ma che mai gli ha dato le soddisfazioni che meritava. Oggi si è preso, con un attacco poderoso ai -5 dal traguardo, la seconda vittoria in quest’edizione, dimostrando comunque, che lui c’è. Nessuno come lui è scientifico nel momento in cui decide di partire. Molto spesso, infatti, quando attacca, i suoi avversari lo vedono direttamente all’arrivo.
È stata la tappa che ha anche ridisegnato la classifica generale. Ed è stata, soprattutto, la tappa della redenzione di Vincenzo Nibali, mai visto a questi livelli dal 2018, quando, sulla salita dell’Alpe d’Huez, una macchina fotografica s’impigliò alla sua bicicletta e lo fece cadere, impedendogli di provare a conquistare la sua seconda Grand Boucle.
Sì perché Vincenzo, oggi come in tutte le tappe tranne l’Etna, è sempre lì con i migliori ed è spesso lui il promotore degli attacchi che sono risultati decisivi ai fini delle vittorie di tappa.
Oggi Vincenzo aveva una gamba esagerata ed è stato lui con un allungo deciso, a portarsi dietro Richard Carapaz e Jan Hindley, quando al traguardo mancavano ben 32 km. I tre hanno proseguito insieme per circa 3 km, insieme a Mikel Landa, Pello Bilbao, Joao Almeida, Emanuel Buchmann, Domenico Pozzovivo, Simon Yates e alla maglia rosa Juan Pedro Lopez Perez, che però è parso allo stremo delle forze per l’eccessivo caldo di giornata.
Quando poi, ai -29 km dal traguardo Carapaz è scattato sulla salita di Superga, lasciando sul posto tutti, Lopez si è staccato, destando l’impressione di non poter più accodarsi al gruppo dei pretendenti alla vittoria finale. Carapaz ha provato ad andare via da solo, ma proprio all’imbocco del Colle della Maddalena, ribattezzato “l’Inferno” dai corridori della zona, Nibali è scattato, portando con sé il solo Hindley. Gli altri si sono staccati, ad uno ad uno. Hindley poi ha provato a lasciare sul posto Nibali, riportandosi su Carapaz, ma lo Squalo, con classe ed esperienza ha proseguito del suo passo e sul tratto meno duro ha rinforzato la propria pedalata ed ha raggiunto la coppia di testa.
L’ultimo a mollare è stato Simon Yates che proprio sul tratto di falsopiano prima dell’inizio della discesa, si è agganciato al terzetto al comando della corsa. I tre sono andati via di comune accordo fino ai -5, quando lo Scienziato Yates ha scoccato l’ultima freccia al proprio arco e nel giro di 300 metri ha guadagnato quel vantaggio che lo ha condotto ad alzare le braccia al cielo sotto il traguardo di Corso Moncalieri a Torino.
I tre lo hanno seguito e Vincenzo, consapevole di essere il meno veloce sullo scatto secco, ha provato ad anticipare tutti in discesa, ma non è bastato ed ha dovuto accontentarsi di un amaro, ma prestigioso quarto posto, rientrando prepotentemente in classifica generale. Secondo Hindley e terzo Carapaz, nuova maglia rosa e di conseguenza leader della generale, con soli 7″ su Hindley.
È un Giro d’Italia scoppiettante che però, fino ad oggi, ha faticato a decollare. Nella quattordicesima tappa però, il Giro finalmente si è stappato ed è solo un bene in vista di una terza settimana a dir poco dura. Probabilmente oggi i corridori sono arrivati a questo epilogo, perché passati dal Monumento celebrativo di Fausto Coppi, uno che, di attacchi da lontano, se n’è sempre inteso.
Il gruppo e soprattutto gli uomini di classifica allora hanno deciso che il modo migliore per commemorarlo è stato quello di attaccare creando distacchi significativi sulla linea del traguardo.
Un altro che oggi è risultato monumentale, è stato il meteorologo lucano Domenico Pozzovivo, quinto al traguardo a 28″ da Yates e soprattutto, quinto nella generale e migliore italiano a soli 1’01” da Carapaz. Per un corridore che ad inizio anno ha faticato a trovare una squadra, un riscatto significativo, che denota il carisma e il livello di un corridore poco vincente, ma sempre costante e affidabile in una grande corsa a tappe.
Dopo i fuochi d’artificio di oggi, con la tappa di domani, la quindicesima, la Rivarolo Canavese-Cogne di 177 km con quasi 4000 metri di dislivello, si chiude la seconda settimana di corsa e si va verso l’ultimo giorno di riposo, preludio alle ultime 6 tappe, che saranno spettacolari. I big si sono mossi oggi e domani, presumibilmente, non tutti proveranno gli attacchi. Potrebbero essere protagonisti quelli che a Torino hanno perso terreno e vogliono rientrare in classifica.
La frazione infatti è la classica tappa da Alpi Occidentali con salite lunghe ma pedalabili che celebra i 100 anni del Parco Nazionale del Gran Paradiso e presenta ben 46 km negli ultimi 80 tutti in salita. Si scaleranno in rapida successione: Pila-Les Fleurs (12,2 km al 6,9%), Vergogne (13,9 km al 7,1%) e Cogne (22,2 km al 4,3%) dove sarà posto l’arrivo.
Vedremo dunque cosa riserverà il menù e perché no, sogniamo…
…un morso dello Squalo per entrare ancor di più in classifica. Non sarebbe la conclusione migliore di due terzi di Giro?
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