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Maggio per gli italiani è un mese speciale. Lungo le strade del Bel Paese infatti, da ben 113 anni, c’è un sottile filo rosa che si sposta di giorno in giorno per tre lunghe settimane, da nord a sud, da est a ovest, dal mare alla montagna passando per le dolci colline e le verdi pianure. Questo filo che lega una Nazione intera si chiama Giro d’Italia, e quello che è scattato oggi da Budapest (Ungheria) è il 105º nella storia del ciclismo.
Molti si chiederanno come mai Budapest, come mai l’Ungheria, il motivo è presto detto. Le partenze dall’estero donano lustro, sponsorizzazioni e denaro all’intera Carovana Rosa, ma non sono così frequenti. Basti pensare che in 105 edizioni, questa è solo la 14ª volta che la corsa parte da un Paese straniero.
La prima tappa ha sempre il sapore del primo giorno di scuola, soprattutto quando, come in questi casi, si tratta di una corsa in linea. Si scherza, si ride, si chiacchiera in gruppo e mentre ciò accade, due italiani, pronti, via, vanno in fuga. Al plotone va bene e gli lasciano addirittura oltre 11′ di vantaggio perché sono in due e sono abbastanza innocui. I due ci provano e restano in fuga per 182 km, quando, a 14 km dalla conclusione, il gruppo decide di riassorbirli e andarsi a giocare la prima maglia rosa del Giro: una delle più prestigiose.
I favoriti per la vittoria finale sono tutti davanti e non si lasciano prendere dalla frenesia dopo gli attacchi di altri corridori intenti ad anticipare il gruppo. Dopo la prima flamme rouge del Giro (il triangolino rosso ad indicare l’ultimo km ndr), inizia lo studio tra i più forti: Ewan, Van Der Poel, Cort Nielsen e Girmay sono tutti lì.
È un attimo: Ewan ruota su se stesso e cade, Van Der Poel esce dalla ruota di Girmay e con una volata delle sue, quelle che rimbombano in tutto il mondo, scava un solco e ottiene la prima maglia rosa della propria carriera, precedendo proprio l’eritreo, che avrebbe fatto un regalo all’Africa intera. Poco male, perché domani, nella seconda tappa, la cronometro cittadina con partenza e arrivo a Budapest, di soli 9,2 km, ci sarà un rimescolamento delle carte degno di una partita di poker. Come sempre il divertimento è assicurato.
In vetta i primi 8 arrivano con lo stesso tempo e creano un buco di 4″ che, essendo solo la prima tappa, appare irrilevante, ma che ha già delineato una sceneggiatura nota. Pello Bilbao, grazie all’abbuono come terzo classificato è il migliore degli uomini di classifica. Carapaz, favorito numero uno della vigilia per la conquista del Trofeo Senza Fine, è lì, e paga da Bilbao solo l’abbuono, insieme a Kelderman. Tutti gli altri, hanno concesso qualcosa e bisogna tenere d’occhio ogni tappa, perché non c’è niente di scontato.
Tornando al vincitore di giornata, Van Der Poel è così, enigmatico: fino ai 300 metri dal traguardo sembra in difficoltà, incapace di rintuzzare tutti gli attacchi dei propri avversari. Rimasto solo, senza l’ausilio dei suoi compagni di squadra, non sa se andar dietro prima a Naesen e poi a Kamna. Ma dato che ormai è diventato anche un maestro di tattica, dopo tutte le corse perse per la troppa generosità, non si lascia prendere dalla foga e attende il momento propizio, che molto spesso arriva. Come oggi, dove in cima alla salita che ha portato i corridori al castello di Visegrad, il Giro 2022 ha incoronato il suo primo Re.
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