La seconda settimana del Giro d’Italia 2021 si avvia alla conclusione e la quindicesima tappa porta al primo sconfinamento di questa edizione. Si arriva infatti a Gorizia, con un circuito italo-sloveno che vede ancora una volta arrivare la fuga di giornata. A trionfare è Victor Campanaerts, un cronoman che oggi si reinventa attaccante e lo fa nel migliore dei modi andando a precedere tutti i compagni di avventura. Il belga precede nello sprint a due Oscar Riesebeek e si interrompe quindi la serie di tre vittorie di tappa italiane: per i colori azzurri sono da registrare il quarto posto di Simone Consonni, solitamente pesce-pilota di Elia Viviani, e il sesto posto di un veterano come Dario Cataldo.
L’ORDINE DI ARRIVO DELLA 15^TAPPA
Per gli uomini di classifica una vera e propria tappa di trasferimento, dato che il gruppo giunge a 17 minuti dal vincitore. A sconvolgere però la corsa è arrivata la maxi-caduta di inizio giornata, con diversi corridori a terra e alcuni ritiri: tra questi soprattutto quello di Emanuel Buchmann, capitano della Bora-Hansgrohe e sesto della generale. Il tedesco è stato costretto ad abbandonare la Corsa Rosa, con la direzione che ha optato per una neutralizzazione iniziale al fine di soccorrere tutti e permettere di riprendere in maniera equa.
Dopo l’arrivo di Gorizia è emerso che anche Vincenzo Nibali è rimasto coinvolto nell’incidente (qui il comunicato della Trek Segafredo). Le condizioni dello Squalo messinese saranno valutate nelle prossime ore, ovviamente la speranza è che possa proseguire il suo Giro soprattutto in appoggio a Giulio Ciccone. Adesso però tutta l’attenzione si concentra sulla frazione di domani, il “tappone” da Sacile a Cortina d’Ampezzo: partenza in salita con La Crosetta, poi finale tutto da vivere con Fedaia, Pordoi (Cima Coppi) e Giau prima della picchiata verso la Perla delle Dolomiti. Oltre 5700 metri di dislivello, il tutto condito da un meteo che potrebbe offrire ancora una volta condizioni molto difficili. E’ la giornata ideale per provare a mettere in dubbio il dominio fin qui indiscutibile di Egan Bernal, ma serve coraggio, gambe e forse anche un pizzico di follia.