Il secondo e ultimo giorno del Giro d’Italia 2021 lancia l’ultima settimana della Corsa Rosa numero 104, con cinque tappe che decideranno tutto. Il padrone è uno solo e risponde al nome di Egan Bernal, che dopo aver chiuso la prima settimana trionfando a Campo Felice ha messo il punto esclamativo sul Giau scendendo in picchiata solitaria su Cortina d’Ampezzo. Il colombiano finora è stato per dispersione il più forte e il corridore supportato dalla migliore squadra. Resterà da capire se qualcuno vorrà provare ad attaccarlo, anche da lontano, o se invece prevarrà la prudenza per giocarsi un podio finale che al momento è alla portata di ancora molti corridori.
A cinque tappe dalla fine è Damiano Caruso il primo inseguitore di Bernal. Dopo la top-10 dello scorso Tour, il ragusano si è ritrovato capitano della Bahrain-Victorius in contumacia di Mikel Landa. Una solidità impressionante e la terza settimana che appare come quel tassello del puzzle per chiudere un piccolo grande capolavoro chiamato “podio”. Il siciliano ha oltre un minuto sul primo pretendente alle zone alte della classifica, ma sembra essere un quintetto quello che può ancora puntare al podio: Hugh John Carthy, Aleksandr Vlasov, Simon Yates, Giulio Ciccone e Romain Bardet. Sono due minuti e mezzo a separare il secondo classificato e il settimo, praticamente la stessa distanza che Bernal potrà gestire su tutti i suoi avversari.
In chiave italiana Ciccone fa ben sperare e avrà dalla sua anche un Vincenzo Nibali non certo al top della forma ma comunque pronto a vendere cara la pelle. Vlasov è apparso in calo rispetto alla prima settimana, a differenza di Bardet che sul Giau ha davvero impressionato. Yates invece si porta dietro tante incognite, ma il britannico con il miglioramento delle condizioni meteo potrebbe “rifiorire” e tornare estremamente competitivo come visto sullo Zoncolan.
Ma cosa attende i corridori nei prossimi giorni? Si riparte subito con una tappa molto impegnativa, con l’arrivo in salita di Sega di Ala preceduto dal Passo di San Valentino. Una giornata più “leggera” da Rovereto a Stradella, poi il trittico finale che deciderà tutto: prima gli arrivi in salita di Alpe di Mera e Alpe Motta, poi la cronometro conclusiva di Milano. Insomma, c’è tutto il terreno per ribaltare il Giro ma serviranno le gambe e il coraggio, oltre che un cedimento della maglia rosa che finora è apparsa inattaccabile.