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Venerdì 23 ottobre 2020 rischia di passare alla storia come una delle pagine più tristi e controverse del Giro d’Italia. La diciannovesima tappa viene sospesa, accorciata e poi affrontata a passo “cicloturistico” da parte del gruppo, che lascia andare la fuga di giornata a giocarsi la vittoria. Nulla togliere a Josef Cerny, che con un grande numero conquista il successo più importante della sua carriera, ma alle sue spalle succede tutto e niente.
C’è tanta amarezza, perchè dopo una tappa spettacolare come quella di ieri sullo Stelvio nessuno si aspettava e soprattutto si meritava uno smacco del genere. I corridori che si rifiutano di correre oltre 250 chilometri in pianura, con la pioggia battente, rappresentano la punta nell’iceberg delle difficoltà che gli organizzatori hanno dovuto affrontare per far sì che il Giro arrivasse effettivamente a Milano tra 48 ore. Difficile capire la dinamica di quanto accaduto, visto che la protesta e lo “sciopero” dei corridori è nato all’improvviso a pochi minuti dalla partenza nonostante il percorso, le condizioni meteo e la stanchezza fossero noti.
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In tutto ciò sono pochissimi, per non dire nessuno, quelli che dopo l’arrivo si prendono la responsabilità per quanto accaduto. Il direttore del Giro Mauro Vegni assicura ripercussioni per quanto accaduto, ai tifosi resta tanta incredulità e anche un velo di tristezza: oggi non c’erano salite in programma ma l’impressione è che adesso si vada ad affrontare uno dei finali di Giro più incerti e per questo potenzialmente spettacolari della storia recente con uno spirito a dir poco “spento”.
L’emblema della giornata è la Bora Hansgrohe di un Peter Sagan a dir poco contrariato: la squadra lavora per non far scappare la fuga, ma dopo aver visto la totale apatia delle altre squadre decide di mollare e lasciare il gruppo alla deriva. Tra i pochissimi a supportare quanto accaduto spunta la maglia rosa, Wilco Kelderman, al quale non sembra vero di aver risparmiato più di tre ore sotto la pioggia alla vigilia del weekend che potrebbe cambiargli la carriera. Da apprezzare almeno l’onestà dell’olandese, mentre in gruppo sembra serpeggiare indifferenza e omertà : forse l’atteggiamento peggiore possibile nei confronti del Giro, che si avvia verso il gran finale tra mille difficoltà .
Alla fine speriamo che tutto questo domani sia un brutto ricordo, perchè la tripla scalata del Sestriere può decidere il Giro: nulla a che vedere con Agnello, Izoard e quello che sarebbe potuto essere, ma con i primi tre della generale racchiusi in 15 secondi resta ugualmente una tappa da non perdere.
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