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Con la cronometro di Milano e il trionfo in extremis di Tao Geoghegan Hart si è concluso il Giro d’Italia 2020, edizione a dir poco tribolata ma comunque ricca di spunti e belle emozioni. Tre settimane nelle quali è successo di tutto nel bene e nel male, dai primi ritiri in Sicilia alle emozioni in salita passando per grandi volate, tanti personaggi alla ribalta e anche la nota stonata delle polemiche di Asti.
Il filo conduttore è però rappresentato dalla linea verde: tanti giovani che si sono mostrati all’altezza della situazione sia a livello di classifica generale che di singole tappe. Buone notizie in tal senso anche per il ciclismo italiano, che trova tante certezze. Andiamo quindi a scoprire insieme i top e i flop dell’edizione 2020 del Giro d’Italia.
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I TOP
Tao Geoghegan Hart e Jai Hindley
Sono loro i volti da copertina di questo Giro, che si giocano fino alla cronometro conclusiva. Alla fine ha la meglio il britannico, ma entrambi si meritano applausi a scena aperta dopo essersi conquistati sul campo i galloni da capitano. Particolare il Giro del Team Ineos, che sembra destinato all’anominato dopo il ritiro di Geraint Thomas e invece giorno dopo giorno ribalta il Giro e domina tappe su tappe con Ganna, Dennis (sontuoso nell’ultima settimana), Narvaez, Swift e tanti altri protagonisti.
Joao Almeida
Quindici giorni in maglia rosa e quarto posto finale, il tutto a 22 anni. Il portoghese è una delle grandi sorprese di questo Giro ma è anche già una splendida realtà . Talento, carattere e anche quella personalità che a tratti può anche apparire come sana presunzione. Il ciclismo ha bisogno di personaggi come il lusitano, che porta la Decenuninck Quick-Step a livelli di classifica che per il Wolf Pack non sono abituali.
Arnaud Demare
Dominatore assoluto delle (poche) volate e meritatissima maglia ciclamino. Il campione francese regala spettacolo negli sprint e si dimostra anche qualcosa in più del “semplice” velocista, resistendo anche agli attacchi degli avversari
Peter Sagan
In volata con Demare non c’è storia, ma l’impresa di Tortoreto è una delle opere d’arte del Giro 2020. Alla prima esperienza alla corsa rosa il fuoriclasse slovacco si dimostra ancora una volta non solo campione ma anche vero professionista. La vittoria di tappa gli consente anche di chiudere il cerchio con i successi di Tour e Vuelta. Ammirevole.
Filippo Ganna
A 24 anni arriva il tanto atteso salto di qualità su strada: quattro vittorie di tappa, domina le cronometro ma dimostra di poter vincere anche in salita. Una nota a dir poco lieta, un raggio di sole in mezzo alla nebbia del ciclismo italiano che però sta scoprendo talenti importanti. Il tutto con limiti ancora non definiti e quindi tutti da scoprire.
Domenico Pozzovivo
Il lucano non entra in top-10 e cala negli ultimi giorni, ma il suo undicesimo posto vale molto di più se si pensa a tutte le viti, bulloni e placche presenti nell’esile fisico da scalatore. A 38 anni Pozzovivo regala una grande lezione di sport e di vita, dimostrando di avere ancora molto da dare. AAA contratto cercasi per il 2021.
I FLOP
Jakob Fuglsang e Vincenzo Nibali
I due veterani, seppur con trascorsi molto diversi, erano i due grandi favoriti della vigilia. Una stagione sicuramente particolare può dare qualche attenuante (soprattutto per Nibali, vista la condizione di Fuglsang ad agosto), ma la delusione è comunque tanta per entrambi e il sesto e settimo posto in classifica finale non cancella il fatto che i due non sono stati praticamente mai protagonisti.
Elia Viviani e Fernando Gaviria
Nelle tappe di pianura i due grandi velocisti mancano completamente. Preoccupano le prestazioni di Viviani, che tra Tour e Giro non ha mai trovato il giusto colpo di pedale. Gaviria davvero sfortunato, considerando il doppio contagio Covid dopo il primo di marzo.
I ritiri della prima settimana
Miguel Angel Lopez, Aleksandr Vlasov e Geraint Thomas: con i se e con i ma non si fa la storia, ma certo è che gli incidenti e i malesseri di tre grandi protagonisti privano il Giro di protagonisti potenzialmente importanti. Le tante cadute sono ormai un must dei primi giorni dei grandi giri e anche questa “triste” abitudine non è stata smentita.
La diciannovesima tappa
Un teatrino francamente evitabile, dalle proteste alla partenza alle dichiarazioni del dopo-tappa. Una nota a dir poco stonata all’interno della sinfonia di un Giro forse non sempre spettacolare ma comunque lottato e incerto fino alla fine.
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