La terza tappa del Giro d’Italia ci insegna che alla Corsa Rosa nessuna frazione è mai facile e banale. Doveva essere una tappa tranquilla quella che da Vinci portava il gruppo a Orbetello di 220 chilometri. Il gruppo ne vive 150 come una vera e propria passeggiata di salute lasciando da solo al comando Hitsuyama che con l’aumentare delle fatiche è costretto ad arrendersi. Dietro la corsa comincia a farsi nervosa e tutti vogliono stare davanti. Carapaz e Kangert sono vittime di problemi meccanici e perdono una 40″ in classifica generale. Va peggio al giovane Geoghegan Hart che cade nel finale e perde 1’28”. Nemmeno la volata, in una tappa così strana, è classica. Il vento spinge forte contrario e quando Ackermann parte è troppo presto. Questa volta Viviani lo sa e parte al momento giusto, fulminando gli avversari. Lo sprint del campione italiano è, però, macchiato da una brusca manovra che porta al contatto con Moschetti, bravo a restare in piedi. La giuria è intransigente, non si può cambiare traiettoria negli ultimi 200 metri e la deviazione di Viviani, non solo ostacolata la volata del ragazzo della Trek, ma è anche molto pericolosa: declassato. A vincere è Fernando Gaviria che aveva chiuso secondo dietro a Viviani, diventando così anche la nuova maglia ciclamino.
La terza tappa ci insegna quindi, che al Giro non esistono frazioni facili, che non ci si può mai distrarre e che anche nei giorni, sulla carta, più semplici può saltare fuori l’imprevisto. Doveva essere una di quelle tappe noiose e, invece, ci ha regalato moltissime emozioni. Il Giro non delude mai.