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Tutto secondo pronostico. La terza tappa del Giro d’Italia 2018 congeda la corsa rosa da Israele e regala a Elia Viviani la seconda vittoria consecutiva. Dopo Tel Aviv, il velocista della Quick Step Floors conquista anche Eliat e si conferma lo sprinter più forte del lotto di questa edizione. I vari Modolo, Bennett e Mareczko avranno altre chance ma l’impressione è che questo Viviani abbia tutte le carte in regola per continuare a vincere e portare a Roma la maglia ciclamino, montagne e imprevisti permettendo. Per molti appassionati l’arrivo in Italia sarà vissuto come una liberazione, un ritorno a quello che dovrebbe sempre essere l’habitat naturale del Giro. Innegabile però il fascino della tappa odierna: una visione davvero particolare quella del gruppo nel bel mezzo delle distese del deserto del Negev, una vista a tratti quasi lunare.
La tappa scorre via tranquilla, la fuga a tre ripropone per il secondo giorno consecutivo i combattivi Barbin e Boivin: il primo mantiene la maglia azzurra, il secondo mette in mostra la squadra di casa dell’Israel Cycling Academy. Insieme a loro Frapporti, che si prende almeno lo sfizio di transitare per primo sull’unico GPM di giornata. Nessuna preoccupazione per il gruppo, che controlla la situazione con estrema tranquillità per poi riprendere i fuggitivi e lanciarsi a tutta velocità nel tortuoso finale.
DENNIS, IL SOGNO ROSA CONTINUA – Tappa tranquilla anche per la classifica generale, che vede come unico cambiamento l’uscita di scena di Victor Campanaerts. Il belga, terzo alla partenza di Be’er Sheva, esce di classifica e permette agli altri di guadagnare una posizione. Ragion per cui il miglior italiano resta Domenico Pozzovivo, che dal decimo passa al nono posto, mentre entra in top-10 anche il capitano della Movistar Carlos Betancur. Dettagli che lasciano il tempo che trovano: alla fine sarà comunque Rohan Dennis a riportare in Italia la maglia rosa, tallonato a un secondo dall’ingombrante presenza di Tom Dumoulin. Sarà interessante capire se l’australiano della BMC avrà le gambe per resistere ancora un paio di giorni, a Caltagirone e Santa Ninfa: sarà difficile, ma il nativo di Adelaide senza dubbio non lascerà nulla di intentato.
ECCO LA SICILIA – Come da qualche anno a questa parte, il via all’estero del Giro d’Italia porta in dote un giorno di riposo già nelle primissime tappe. Ed è così che i corridori passeranno domani lontano dalla corsa, con il lungo trasferimento da Israele alla Sicilia. Più precisamente a Catania, sede di partenza della quarta tappa: martedì inizierà forse un altro Giro, più nervoso e ricco di possibili colpi di scena. I 198 km fino a Caltagirone prevedono poca pianura e lo strappo finale di un chilometro, con punte al 12-13%, fa già sognare le prime scaramucce tra i big della generale. Non si attendono veri e propri distacchi, ma qualche “buco” potrebbe costare secondi preziosi. Il tutto aspettando giovedì, giorno del primo arrivo in salita in vetta all’Etna. Presto avremo quindi le prime risposte ai nostri dubbi: Froome ha deluso nella cronometro inaugurale solo a causa della caduta? Qual’è la reale condizione di Aru? Non resta che attendere la Sicilia, primo giudice del Giro 2018.