[the_ad id=”10725″]
La seconda tappa del Giro d’Italia passa agli archivi con la vittoria di Elia Viviani, che rispetta il pronostico e si impone nella volata di Tel Aviv. L’oro olimpico dell’omnium a Rio 2016 si conferma, almeno per adesso, il velocista più forte tra quelli presenti alla corsa rosa numero 101. Arriva quindi subito la prima vittoria italiana in questo Giro, con tanti altri azzurri nelle prime posizioni. Jakub Mareczko infatti chiude al secondo posto, mentre Niccolò Bonifazio e Sacha Modolo si fermano ai piedi del podio in quarta e quinta posizione, preceduti dall’irlandese Sam Bennett.
La riflessione è inevitabile. Cosa sarebbe successo se i vari Gaviria, Greipel, Kittel, Sagan non avessero preferito concentrare energie e preparazione verso il Tour de France? Gli assenti hanno sempre torto, ma negare che il parco velocisti del Giro 2018 sia tra i più poveri degli ultimi anni sarebbe quantomeno discutibile. La scelta dei migliori sprinter in circolazione di focalizzarsi sulla Grande Boucle è quantomai legittima, visto anche il percorso del Giro che non sembra promettere troppe volate nell’arco delle tre settimane. Nessuno vuole sminuire i risultati di Viviani & Co, ma il dato statistico che riporta come questa sia solo la seconda vittoria in carriera al Giro d’Italia del corridore della Quick-Step (la prima fu nel 2015 a Genova) dimostra che probabilmente sulla strada verso la vittoria c’è sempre stato qualcuno pronto a frapporsi.
DENNIS SI PRENDE LA ROSA – Ma la seconda frazione della tre giorni israeliana porta in dote anche il cambio in vetta alla classifica generale. Rohan Dennis infatti sfrutta al meglio il traguardo volante di Cesarea, acciuffa i 3″ di abbuono necessari per scavalcare Tom Dumoulin e diventare il ventunesimo corridore nella storia a vestire per almeno un giorno la maglia di leader in tutti e tre i grandi giri. L’australiano della BMC ha sicuramente meritato questo risultato, dopo essere stato beffato ieri nella cronometro di Gerusalemme per appena due secondi. E probabilmente anche lo stesso Dumoulin non sarà troppo dispiaciuto per l’accaduto: vestire la maglia rosa è sempre un onore ma anche un onere, che comporta lavoro extra per i compagni di squadra, tempo prezioso perso nel dopo-tappa e in generale una attenzione che in questo momento non interessa a coloro che vorranno vestire il simbolo del primato a Roma il prossimo 27 maggio.
Insomma, forse per il capitano della Sunweb la maglia rosa poteva trasformarsi ben presto in un fardello considerando anche che quest’anno i corridori per ogni squadra sono otto e non più nove. Ottimizzare gli sforzi sarà fondamentale in vista delle tappe decisive e dell’ultima settimana di corsa.
CIAO ISRAELE – Ma è già tempo di pensare a domani, con la terza tappa che segnerà il saluto del Giro d’Italia a Israele prima del rientro nel Bel Paese. I 229 km da Be’er Sheva a Eliat non presentano difficoltà altimetriche eccezion fatta per un GPM di quarta categoria, poco più di un cavalcavia. Sembra dunque tutto apparecchiato per un’altra volata, con Viviani logico favorito. Attenzione però al deserto del Negev, che caratterizzerà buona parte del percorso con le sue temperature estreme e tutte le insidiose incognite di un paesaggio del genere. Anche il finale nasconde qualche trabocchetto, con diverse rotonde e l’ultima curva a soli 350 metri dall’arrivo. Chissà , forse buona parte del gruppo sogna già il giorno di riposo e il volo aereo con destinazione Sicilia.