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Dal 28 maggio 2017 al 4 maggio 2018, è cambiato molto. O forse nulla per il Giro d’Italia, che come niente fosse ritrova ancora in maglia rosa Tom Dumoulin. L’olandese del Team Sunweb, campione uscente, ha infatti vinto la cronometro di Gerusalemme che ha aperto l’edizione numero 101 del Giro. Più forte delle incognite sulla sua condizione, più forte di un Rohan Dennis da molti considerato il vero favorito della frazione odierna. E invece, sulle stradine tortuose che uniscono religioni e dividono popoli, il 27enne di Maastricht mette d’accordo tutti e si riprende il simbolo del primato. Alle sue spalle, oltre a Dennis che si deve arrendere per due secondi così come il belga Campanaerts, ci sono soprattutto i distacchi inflitti ai diretti rivali per la vittoria finale e per le prime posizioni della classifica generale. A leccarsi le ferite (non solo metaforiche) sono principalmente Chris Froome e Fabio Aru.
CHRIS E IL TEAM SKY: LA MALEDIZIONE CONTINUA? – Il britannico, venuto al Giro seguito dalle ombre dell’ormai vetusto caso Salbutamolo della Vuelta, ha iniziato nel peggiore dei modi la caccia a quella maglia rosa che gli manca per chiudere il cerchio ed entrare nella leggenda. Froome è infatti caduto nella ricognizione dell’immediata vigilia, riportando escoriazioni che quasi certamente non gli hanno permesso di mettere in campo tutto il suo potenziale. Alla fine per lui sono già 37 i secondi di ritardo da Dumoulin. Qualcuno in seno al Team Sky dovrebbe iniziare forse a rivolgersi a una sorta di sciamano: da Froome a Wiggins e Landa, nel corso degli anni la corazzata britannica è sempre stata bersagliata da eventi sfortunati sulle strade italiane, che hanno impedito di esprimere tutta la forza disarmante messa in mostra negli ultimi Tour de France e non solo. Il Giro comunque è lungo e adesso il keniano bianco avrà forse qualche giorno (ma non troppi) per ritrovare il 100% della forma e delle sensazioni in bicicletta.
FABIO E I SOGNI DI PODIO: IL PROBLEMA SARA’ LA SQUADRA? – Se Froome piange, Fabio Aru non ride. Il sardo ha infatti chiuso con 50 secondi di ritardo da Dumoulin, non pochi in meno di 10 km. Tra gli uomini di classifica peggio ha fatto soltanto Miguel Angel Lopez, staccato di 56″. Ma il colombiano dalla sua avrà anche un’Astana che appare come una delle squadre più forti sulle montagne. E qui sta il vero tallone d’Achille di Aru, attorniato da una UAE Emirates che non sembra essere all’altezza delle avversarie. Nell’arco di tre settimane, questo potrebbe essere un problema non di poco conto sulla strada verso il successo.
LE NOTE LIETE, C’E’ UN “POZZO” SENZA FINE – La sorpresa di giornata in chiave classifica generale non può che essere Domenico Pozzovivo. Lo scalatore lucano della Bahrain Merida stupisce tutti e chiude decimo, a 27″ dalla maglia rosa. Un risultato davvero sopra ogni aspettative, per un corridore che ha sempre sofferto a cronometro. Se la condizione lo assisterà nell’arco delle 21 tappe allora il “Pozzo” potrebbe davvero migliorare il quinto posto che è attualmente il suo miglior risultato al Giro. A grande gioia corrisponde però grande perdita, perchè la Bahrain Merida dovrà fare a meno di Kanstantsin Siutsou: l’esperto bielorusso sarebbe stata pedina fondamentale nelle tappe più dure che attendono i corridori, ma una caduta in ricognizione lo ha messo fuori gioco prima della partenza.
Bene anche Carlos Betancur e Thibaut Pinot, che paga 33″ in una giornata dove altri hanno pagato un prezzo ben più salato. Il francese inizia bene e si conferma in fiducia dopo il successo al Tour of the Alps: le sue quotazioni in ottica podio oggi sono in aumento. Per l’Italia sorride anche Davide Formolo, capitano della Bora-Hansgrohe: “Roccia” paga 40″, appena tre in più rispetto a Froome. Se glielo avessero detto alla vigilia, il bergamasco probabilmente si sarebbe quantomeno messo a sorridere. Arriverà anche il terreno dove attaccare, così come per quel Lopez che oggi vede già lontano quasi un minuto quel sogno rosa. Ma “Superman” sogna anche le salite, quelle vere dove fare la differenza.
E ADESSO? – Adesso il Giro si prepara alla prima tappa in linea, ancora in quell’Israele tanto denigrato dagli appassionati “puristi” del ciclismo. 167 km da Haifa a Tel Aviv, dove i velocisti dovrebbero avere la meglio: Elia Viviani è avvisato. Per i big della generale dovrebbe essere una giornata di transizione, ma le insidie nei primi giorni sono sempre dietro l’angolo. Domenica il deserto sarà protagonista, già oggi il caldo potrebbe non dare tregua: la corsa verso Roma continua, allacciamo le cinture.