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Ci sono giornate che sono destinate a restare nella storia e nell’immaginario collettivo degli appassionati di sport. E così come il 25 maggio 2018 passerà agli archivi per l’epica impresa sul Colle delle Finestre, il giorno dopo Chris Froome mette le mani sul Giro d’Italia numero 101. Una cavalcata incredibile quella del keniano bianco, che dalle cadute di Gerusalemme e Montevergine è stato capace di rialzarsi facendo scoprire un lato “umano” mai emerso nelle quattro vittorie al Tour de France. Tutti lo aspettavano nella terza settimana e lui non si è più fatto attendere, anzi ha atteso gli avversari al traguardo infliggendo distacchi d’altri tempi.
E poco importa se a Cervinia vince un signor corridore come Mikel Nieve, che dà alla Mitchelton Scott una piccolissima consolazione il giorno dopo il tracollo di Simon Yates. Sulla salita finale va in scena il duello decisivo, con un commovente Tom Dumoulin che nonostante la fatica prova in tutti i modi a scalfire le certezze di Froome. Uno, due, tre scatti: almeno cinque gli allunghi dell’olandese che però viene sempre seguito come un’ombra da quel keniano bianco, non bellissimo in bicicletta ma dannatamente efficace, che dopo questo Giro sembra stare molto più simpatico a tanti. Si tratta a detta di molti della vittoria più bella di Froome, che è apparso finalmente umano nella sofferenza, nella voglia di vincere a dispetto delle avversità con grande coraggio e anche un pizzico di follia.
Alle loro spalle però succede quello che non ti aspetti, in un Giro dove le sorprese e i ribaltoni non sono certo mancati. Arriva infatti la crisi nera di Thibaut Pinot, che proprio alle ultime fatiche vede svanire il podio: il francese della FDJ va alla deriva già sul Col Saint Pantaleon e arriva a Cervinia con oltre mezz’ora di ritardo. Il motivo è presto chiaro: febbre alta, sindrome gastrointestinale con vomito e segni di disidratazione. In serata arriva anche il ricovero all’ospedale di Aosta e ovviamente Pinot non concluderà il Giro domani a Roma. In certi casi si può davvero parlare di dramma sportivo, Thibaut merita applausi a scena aperta anche solo per aver concluso la ventesima frazione.
DAL SUD AMERICA CON FURORE – Succede così che sul podio ci finisce Miguel Angel Lopez, che si conferma uomo da alte montagne e scala la generale con gli ultimi due tapponi alpini. “Superman” ha un futuro che va ben oltre la maglia bianca di miglior giovane conquistata oggi, così come è luminoso l’avvenire del suo rivale in questo Giro Richard Carapaz, che chiude quarto. Uno colombiano, l’altro ecuadoregno: insieme a Nairo Quintana sono il presente e il futuro delle grandi corse a tappe per il continente sudamericano.
POZZO CON ONORE – Quinta posizione alla fine per un Domenico Pozzovivo comunque da applausi. Il podio è svanito anche per lui in quella scalata sterrata della diciannovesima tappa che è già Storia, ma il lucano ha di che essere orgoglioso per quanto fatto in queste tre settimane. Forse non ha brillato per intraprendenza, ma giocarsela con Froome e Dumoulin quasi fino alla fine è qualcosa di straordinario. Menzione speciale per Davide Formolo, che conquista in extremis la seconda top-10 consecutiva alla corsa rosa: dopo la crisi dell’Etna, l’obiettivo sembrava davvero lontano ma la “Roccia” bergamasca è davvero dura a morire. Bravo, il futuro è dalla tua.
TUTTI A ROMA – Domani quindi passerella finale a Roma, con la tappa in circuito e arrivo ai Fori Imperiali. Quale posto migliore per celebrare i record di Sua Maestà Froome? Primo britannico a vincere il Giro in 101 edizioni, terzo corridore nella storia a vincere tre grandi giri consecutivi dopo Merckx e Hinault. Chris diventa anche il settimo corridore a completare la Tripla Corona vincendo tutti e tre i grandi giri: con lui nel club solo in grandissimi, come Anquetil, Gimondi, Merckx, Hinault, Contador e Nibali. Probabilmente sarà volata a Roma, ma tutti gli occhi saranno per lui: l’inglese del Kenya in maglia rosa, che sogna già però la maglia gialla per conquistare definitivamente l’Olimpo del ciclismo.