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C’erano un italiano, un olandese e un colombiano. E una montagna innevata. E una discesa folle. Resistete, per favore, alla tentazione di premere il tasto avanti, perché non è un replay del 2016. In quell’occasione, location e nazionalità degli interpreti erano le stesse. Cambiava il peso e la caratura, rispetto a questo Giro 100. L’unica costante si chiama Vincenzo Nibali e questa sua terza settimana da urlo.
L’anno scorso gli bastarono due tappe per ribaltare la corsa rosa, contro avversari come Steven Kruijswijk ed Esteban Chaves. Nei prossimi giorni avrà bisogno di tutto il talento per cercare di buttare giù dal podio gente del calibro di Tom Dumoulin e Nairo Quintana. Oggi è nata ufficialmente la “zona Nibali”, qualcosa che è destinato a entrare nella storia. Un po’ come la “zona Cesarini”. Quella passione per l’ultimo minuto e l’ultimo momento che piace a noi italiani. Gli altri programmano, ci arrivano per gradi; noi irrompiamo gioiosamente a sparigliare le carte.
Vincenzo Nibali ha ricordato al mondo il campione che è. Ha approfittato della giornata no dello sfortunato Dumoulin, che è andato per fossi a liberarsi dal peso di un attacco intestinale e della tensione da primato. Ha sfidato apertamente Quintana, che continua a non parlare, ma non si è azzardato a scattare quando Nibali lo ha sfidato con un cenno della testa. Forse, al Blockhaus – quando sembrava inarrivabile – ha finito la benzina. Il siciliano si è preso una discesa delle sue, da signore delle nevi, lui che una volta amava il caldo torrido e che ha vinto il suo primo grande giro tra la polvere e l’afa della Vuelta di fine agosto-inizio settembre.
Un folle, che insegue un sogno. Che ha pennellato i tornanti dello Stelvio con una maestria nuova. Che ha fatto impennare la bicicletta a 90 km/h per evitare una pozzanghera e per non far bagnare le ruote. Un maniaco della perfezione, sprezzante del pericolo. Michele Scarponi, dall’alto, annuisce e approva.
Nibali non ha vinto il Giro. Per ora, solo la tappa più bella. A Bormio non ha nemmeno il tempo di alzare le braccia, perché la volata con Mikel Landa lo tiene impegnato fino all’ultimo. Perché per recuperare anche quel secondo, che può essere decisivo in “zona Nibali”, deve sprintare fin dopo la linea del traguardo. Quintana finisce a 12″, Dumoulin a 2’20”.
Da domani ci saranno altre montagne (e altre discese), con il dazio della cronometro dell’ultimo giorno favorevole all’olandese da pagare. Nibali suona la carica, perché ci vuole provare. Un italiano, un olandese e un colombiano. La storia c’è, il finale è ancora da scrivere. L’Italia intera si augura che sia un dejà-vu.