“I ciclisti mi piacciono solo quando vengono investiti”. Le parole del direttore editoriale de Il Giornale e consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Vittorio Feltri, nel corso di un convegno, hanno scatenato l’indignazione di numerose persone. Non solo per i numeri spaventosi del nostro paese (nel 2023 sono morti 212 ciclisti, di cui 39 in Lombardia), ma anche per una triste coincidenza: mentre Feltri pronunciava quelle parole, a Jesi veniva ricordato Michele Scarponi, il campione di ciclismo morto investito nel 2017, nel giorno in cui avrebbe compiuto 45 anni. “Quelle parole ci hanno rovinato la giornata”, ha dichiarato a Fanpage Marco Scarponi, fratello di Michele e segretario della Fondazione che porta il nome dell’Aquila di Filottrano. “A pronunciarle è stato un uomo con una carica istituzionale, un giornalista che dovrebbe sapere quanto le parole possano essere pesanti come pietre. È stato come se Michele fosse stato ucciso una seconda volta“. La Fondazione ha avviato le pratiche legali per denunciarlo, come specificato dal fratello del campione in un’intervista a Fanpage e al Corriere del Veneto. “Ora basta. Lo dobbiamo a Michele e alle centinaia di persone che, come lui, perdono la vita sulle strade italiane ogni anno”. “Quelle parole – spiega Marco Scarponi – sono un’evidente istigazione a delinquere e arrecano danni gravissimi alle associazioni che come la nostra si battono per diffondere una cultura del rispetto sulle strade”.