Ciclismo

Elia Viviani: “Il ciclismo a porte chiuse non ha senso”

Alla Parigi-Nizza eravamo a porte chiuse, in un’atmosfera surreale. Il ciclismo a porte chiuse non ha senso. Ma spero che quando riprenderemo, tutto venga fatto senza rischi. Un gruppo di corridori è un assembramento, a guardar bene…“. È questo il pensiero di Elia Viviani nell’intervista a ‘La Repubblica’ sulla possibile ripartenza del mondo del ciclismo dopo l’emergenza coronavirus. Un momento complicato anche per il mondo delle corse con i protagonisti che si trovano a esser costretti a lavorare in modalità “smart”: “Pedalare davanti a uno schermo? Si può anche impazzire, ma non possiamo fare diversamente – ha dichiarato il velocista della Cofidis -. I rulli sono una grande invenzione, ma anche una maledizione. Io personalmente non li ho mai amati. Ma devo farmene una ragione. Ho smesso ora di allenarmi, tre ore. Dove? Ero sul percorso virtuale dei Giochi di Londra 2012, ho pedalato sulla salita di Box Hill. Con l’app che usiamo, il rullo si indurisce in salita e ci restituisce una sorta di verità in fatto di fatica e allenamento“.

Sullo sfondo l’ipotesi di gareggiare la Milano-Sanremo nel mese di agosto: “Strano, anche perché rischia di essere la prima corsa vera e sarà difficile essere subito pronti nella gara più lunga della stagione, quasi 300 km. Proverò ad arrivare al massimo, la Sanremo è il grande obiettivo della mia carriera, la correrei anche due volte l’anno“. Poi sul Giro d’Italia e sul Tour de France: “Giro a ottobre? Dipenderà dal meteo. Negli ultimi anni l’inizio dell’autunno è sempre stato bello, quindi sì, mi piace. Prima c’è il Tour. La Cofidis è francese e ci tiene moltissimo“. La chiusura, ovviamente, è tutta per il rinvio dei Giochi Olimpici al 2021: “Tutto sommato è stata una liberazione. E poi potrei passare alla storia come il primo bi-campione olimpico con 5 anni di distanza tra un oro e l’altro. C’è un contro però: quest’anno ho mostrato pochissimo la mia maglia di campione europeo“.

SportFace