[the_ad id=”10725″]
Una squadra di CanNibali. “Senza i miei compagni non sarei riuscito nell’impresa”. Vincenzo Nibali ribalta il Giro, conquista per la seconda volta la corsa rosa e sul traguardo di Sant’Anna di Vinadio ringrazia i suoi compagni: “La squadra è stata perfetta. Bisognerebbe fare una statua a Michele Scarponi”. Ma chi l’ha detto che il ciclismo è uno sport individuale? Il tappone che consegna il Giro allo Squalo esalta il “grandissimo gioco di squadra” del team Astana. Ripetuta la tattica vincente di Risoul. Ad essere fermato stavolta è stato Kangert in fuga sul colle della Lombarda. “Ci serve in appoggio a Nibali, è doveroso provarci, la posta in gioco è alta”, commenta in diretta su Rai 3, Paolo Slongo, l’allenatore di Nibali, prima dell’allungo decisivo del ciclista siciliano. Un’accelerazione che ha preso in anticipo anche il ct dell’Italbici, Davide Cassani (“Partirà alle 17,03”). Alle 16,57 lo Squalo aveva già salutato la maglia rosa Chaves. Un forcing di inusitata efficacia fino sulla cima del colle della Lombarda dove ha sfruttato il traino di Kangert. E poi, a tutta, sulla strada che si arrampica su fino al santuario di Sant’Anna. L’emozione che tracima, l’affetto dei tifosi, lo spettacolo del Giro che si rinnova ad ogni metro. Fino all’ultimo metro. Le lacrime dei genitori di Chaves, l’abbraccio con Nibali, la gioia di Michele Scarponi, l’angelo custode dello Squalo, per un trionfo che “sembrava impossibile tre giorni fa”. Anche dopo la cronoscalata che per il messinese è stato il momento più difficile del Giro, i suoi compagni hanno continuato a crederci. “Vincenzo Nibali ha vinto perché è un campione”, la certezza granitica di Scarponi a cui fa eco anche il grande sconfitto Chaves: “E’ stato più bravo di me. Ma la vera vita è vedere qui con me i miei genitori felici, per la prima volta in Europa”. Brividi e applausi. “Vincenzo è partito con i favori del pronostico, ha toccato il fondo ed è riuscito a riprendersi correndo due tappe fantastiche”, sintetizza Davide Cassani che già pensa alla prova olimpica di Rio. “Prima c’è il Tour, poi Rio: due belle sfide”, aggiunge Nibali che nella Grande Boucle aiuterà Fabio Aru. “Poi penseremo all’Olimpiade. Sarà una gara difficile. Si gioca tutto in un giorno”. Ma per lo Squalo niente è impossibile. Cuore, umiltà, la consapevolezza del campione che “non ha paura né di perdere, né di vincere”. Il CanNibali è tornato.