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Jonas Vingegaard in un’intervista per Ekstra Bladet parla di quanto sia complicato convivere con la pressione dei test antidoping sempre sulle spalle dato che gli ispettori potrebbero presentarsi a casa da un momento all’altro. Il ciclista ha ammesso di aver saltato in un’occasione (senza specificare l’anno) un test antidoping in modo del tutto inconscio. Gli addetti erano andati a casa sua per fare gli accertamenti del caso, ma lui non ha risposto perché aveva lasciato il cellulare in cucina e il campanello non funzionava: “Hanno provato a chiamarmi ma era impossibile per me accorgermene“, ha detto il danese.
I responsabili del controllo sono tornati e hanno potuto prelevare senza problemi i campioni necessari nei giorni successivi. Lo stesso Vingegaard si rammarica, in un certo senso, di quanto accaduto:“Non è bello avere una prova persa che incombe su di te”, ha detto il due volte vincitore del Tour, che ha poi garantito che si assicurerà che “non succeda di nuovo”. Vingegaard è favorevole ai controlli antidoping e afferma di aver ricevuto circa“60 o 70 test nel 2023”.Egli attribuisce la colpa a ciò che è accaduto in passato come motivo per cui ora sono così controllati. Riferendosi al compagno di squadra Michel Hessmann, risultato positivo a un diuretico a giugno, il danese non sa come sia potuto succedere, ma confessa ciò che preoccupa di più un ciclista in questi casi: “La paura più grande di ogni corridore è che di assumerlo attraverso il cibo senza che tu abbia intenzione di imbrogliare”, confessa.
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