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La regista di ‘Lance‘, Marina Zenovich, ha raccontato al ‘Corriere della Sera’ alcuni dettagli sul documentario che ha realizzato sull’ex ciclista Lance Armstrong e che è andato in onda su Espn: “Non credo che a Lance Armstrong sia piaciuta la seconda parte del documentario. Dopo la fine delle riprese non l’ho più sentito. La prima parte mi sembra sia piaciuta ad Armstrong, la seconda, quella della caduta, credo di no. Poco male, vuol dire che ho fatto un buon lavoro. Quando proposti l’idea ad Armstrong, lui non accettò subito ma si prese del tempo prima di darmi l’ok. Lance per girare non ha ricevuto alcun compenso anche se i primi giorni sono stati un incubo. Poi ho messo in pratica un insegnamento che avevo appreso in passato: i campioni dello sport si confessano e si rilassano davanti ad una telecamera solo dopo un’intensa sessione di allenamento. E quello abbiamo fatto, pur tra mille difficoltà“.
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La donna, poi, ha espresso tutto il suo rammarico per l’assenza del dottor Michele Ferrari: “Armstrong non ha potuto visionare prima le domande che gli sarebbero state poste, e non ha avuto alcun potere di approvazione sul prodotto una volta terminato. La commozione di Armstrong parlando di Ullrich? Mi hanno sorpreso le sue lacrime, si è rivisto nei suoi problemi e credo si sia commosso più per se stesso che non per il rivale. Le sue confessioni? Sono state le sue verità, ovviamente. Ferrari non ha voluto partecipare e mi dispiace perché sarebbe stato interessante ascoltare la sua versione. Sono mancati anche i due ex allenatori e direttori sportivi di Lance, Chris Carmichael e Jim Ochowicz, oltre al leggendario campione americano Greg LeMondha che ha preferito non intervenire. Nel film viene dato spazio a due dei principali accusatori di Armstrong, gli ex ciclisti Floyd Landis e Tyler Hamilton, i quali hanno spiegato come funzionava il sistema del doping a quei tempi alla Us Postal. La scena in cui Lance si tuffa in una piscina all’aperto sotto il diluvio è stata girata al volo. Quella mattina voleva a tutti i costi nuotare, noi l’abbiamo seguito facendogli le domande in automobile e poi a bordo vasca tra una ripetuta e un’altra. Il problema di rivestirsi per tornare a casa non se l’è posto“.
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