“Il ciclismo è vittima del suo passato, quando i corridori facevano di tutto per essere i migliori, anche a costo di rischiare la salute e la vita, ma sarebbe stupido mettere a rischio la propria salute per 10 anni di carriera. Ci saranno sempre gelosie e sospetti, non posso farci nulla. Storie di dominio ce ne sono ovunque, negli affari come nello sport. Dura qualche anno, finché non arriva un nuovo talento. Il nostro è uno sport già abbastanza pericoloso così com’è con gli incidenti, i limiti che non si possono superare per il cuore. Se metti a rischio la tua salute per 10 anni di carriera, è come buttare via la tua vita: non voglio correre il rischio di ammalarmi“. Così Tadej Pogacar, interpellato alla vigilia del Giro di Lombardia, rispondendo a una domanda sui sospetti di doping dei quali è spesso bersaglio. “Non solo i vincitori facevano di tutto per essere migliori – ha aggiunto –: corridori di cui non conosciamo nemmeno il nome oggi hanno problemi di salute o psicologici a causa di ciò che hanno preso 30 anni fa. Verso questo sport non c’è fiducia e non so cosa possiamo fare per riconquistarla. Dobbiamo solo correre le nostre gare e sperare che la gente cominci a credere in noi. Ma ci sarà sempre un vincitore, e il vincitore è colui che sta sotto i riflettori ed è sospettato di essere un imbroglione. Forse tra qualche generazione la gente dimenticherà il passato, dimenticherà Armstrong e quello che stava facendo all’epoca”, ha concluso Pogacar.