Straordinario Peter Sagan a Bergen. Oggi lo slovacco entra ancor più nella storia con il suo terzo mondiale vinto consecutivamente: un’impresa mai riuscita a nessuno. Rimane tutto il giorno al coperto, ma quando si entra nel vivo della corsa è lì dove deve essere e vince in volata per il secondo anno, bruciando il padrone di casa Alexander Kristoff e l’australiano Michael Matthews.
Gran bella prova per l’Italia che attacca con Gianni Moscon e poi chiude al quarto posto con Matteo Trentin.
LA CRONACA – Il percorso dei mondiali Elite 2017 (Rong-Bergen, 267.5 km) prevede un tratto in linea di 39.5 km, prima di entrare nel circuito finale di 19,1 km da ripetere per ben 11 volte.
Il circuito ha il suo punto chiave nella salita di Salmon Hill, ascesa di 1.5 km con una pendenza media del 6.4%, dopo la quale un tratto di discesa accompagna fino agli ultimi chilometri pianeggianti, interrotti solo da un breve tratto in ciottolato ai meno 4 chilometri.
Come spesso accade ai Mondiali la fuga parte subito ed è composta da corridori di nazionali minori: Willem Smith (Sudafrica), Andrey Amador (Costa Rica), Sean Mckenna e Connor Dunne (Irlanda), Kim Magnusson (Svezia), Alexey Vermeulen (Stati Uniti), Matti Manninen (Finlandia), Elchin Asadov (Azerbaigian) e Eugert Zhupa (Albania) prendono il largo nei primi chilometri
I fuggitivi guadagnano fino a 10 minuti di vantaggio sul gruppo che viene controllato principalmente dalla Repubblica Ceca di Zdenek Stybar.
Il plotone tirato da Olanda, Belgio e Polonia e Australia riprende tutti i fuggitivi a circa 90 km dal traguardo ed inizia ad organizzarsi per prepare le ultime tornate decisive.
A 66 km dal traguardo evadono dal gruppo in 8: Wellens (Belgio), Alessandro De Marchi (Italia), De La Cruz (Spagna), Pantano (Colombia), Haig (Australia), Boom (Olanda), Eiking (Norvegia) e Haller (Austria), che guadagnano in breve 40 secondi sul gruppo.
A 30 km dalla conclusione si muove Tom Dumoulin (Olanda) che non riesce però a fare la differenza, seguito da un’accelerazione di Gallopin (Francia) proprio in cima alla Salmon Hill, quando viene ripreso il gruppetto di Wellens.
Il gruppo inizia l’ultimo giro ancora molto numeroso e compatto, con tutti i favoriti ancora insieme.
Sull’ultima scalata a Salmon Hill attaccano Alaphillippe (Francia) e Moscon (Italia) che riescono a guadagnare una decina di secondi sul gruppo guidato dai norvegesi.
Alaphilippe riesce a staccare Moscon a 4 km dalla fine, ma anche il francese viene ripreso negli ultimi chilometri dal gruppo; si arriva così in volata dove ancora una volta il migliore è Peter Sagan che per la terza volta consecutiva conquista la maglia iridata.
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Ecco i nostri voti ad alcuni dei protagonisti di oggi
Peter Sagan 10 e lode
Unico ed inimitabile. Per tutto il giorno nessuno lo vede nelle prime posizioni, poi nel finale sbuca fuori e beffa Kristoff per pochi centimetri con una volata sontuosa. Una vittoria che lo consacra definitivamente nell’Olimpo dei grandissimi, la lode arriva con la prima dedica dello slovacco che ricorda il compianto Michele Scarponi. Fenomeno.
Alexander Kristoff 9
Probabilmente il norvegese si darebbe un voto molto più basso per non aver vinto il Mondiale di casa, ma l’argento è un risultato grandioso alle spalle di questo Sagan. Il risultato è reso ancor più prezioso dal fatto che Kristoff non abbia vissuto la sua miglior stagione quest’anno.
Michael Matthews 8
L’australiano chiude sul podio, risultato per il quale era assolutamente atteso. La condizione messa in mostra non è forse ai livelli di quella straordinaria del Tour de France, ma Matthews nel finale si fa trovare pronto ed artiglia il bronzo.
Matteo Trentin 7.5
Mezzo voto in meno per essersi fatto chiudere un po’ troppo indietro nei pressi dell’ultima curva. L’impressione è che le gambe per il bronzo potessero esserci. Rimane comunque una prova davvero convincente, dopo aver anche cercato di aiutare l’attacco di Gianni Moscon (voto 7), che senza essere rimasto coinvolto in una caduta forse avrebbe potuto avere anche qualche energia in più.
Italia 7
Nel complesso la prova della squadra azzurra è più che discreta. Manca la medaglia, ma i ragazzi di Davide Cassani hanno dato il massimo e sono stati protagonisti. Menzione d’onore per Alberto Bettiol, che al primo Mondiale è stato davvero sontuoso in alcuni momenti del finale. Nota stonata forse per Elia Viviani, evidentemente a corto di energie per resistere fino alla volata finale.