“L’Italia glorifica Ivan Basso, lo tiene in gran conto gli offre un lavoro e lo invita in tv. Eppure lui non è molto differente da me o Jan Ullrich. L’Italia ha demolito e ucciso Pantani, la Germania disprezza Ullrich ma ama Zabel che pure era dopato. E Pantani è morto, fottutamente morto”. Dichiarazioni forti di Lance Armstrong all’interno del documentario interamente dedicato a lui e in onda su ESPN.
SUL DOPING A 21 ANNI – “Mi superavano tutti, mi ero stancato di restare indietro, di uscire sconfitto. Io volevo cominciare a vincere e non fermarmi più. Divenne un’ossessione. Provai tutto, con l’imbarazzo di non dovermi nemmeno difendermi visto che per tutti ero l’eroe che aveva sconfitto un tumore e quindi al di sopra di ogni sospetto. Epo? Tutti ne facevano uso, era un farmaco che ti faceva andare fortissimo senza rischi per la salute, al contrario degli ormoni che ti facevano crescere le cose buone e quelle cattive, come appunto il tumore”.
“Di cosa mi pento? Ho rovinato la vita a Emma O’Reilly, la mia massaggiatrice, minacciandola e dandole pubblicamente della prostituta per avermi smascherato – afferma Armstrong -. Aveva solo raccontato la verità. Ho rovinato la carriera e la vita a Filippo Simeoni, il corridore che denunciò il mio legame col dottor Ferrari. Avrei potuto metterlo in un angolo e minacciarlo, lo feci come un boss mafioso durante la diretta televisiva del Tour. Sono stato osceno quando ho piantato mia moglie Kristine e i bambini per flirtare con la starlette di turno. Due giorni dopo aver lasciato casa ero già sulle copertine con un bicchiere in mano”.