“Senza doping, la percezione diffusa all’epoca era che sarebbe stato come assistere ad una sparatoria armati solo di un coltello”. Nulla di nuovo, ma Jan Ullrich in un’intervista riportata dal Die Zeit torna a riparlare della cultura diffusa del doping nel ciclismo degli anni ’90. Nel 1997 Ullrich è stato l’unico tedesco a vincere il Tour de France. A Sydney è diventato campione olimpico nel 2000. Nel 2012 è stato squalificato per due anni dal Tas e i successi tra il 2005 e il 2006 gli sono stati revocati. “Non volevo essere un traditore. Non volevo dire mezze verità e certamente non tutta la verità. C’erano mezzi di sussistenza in gioco, famiglie, amici”, dice il ‘Kaiser’.
“Gli avvocati mi dicevano: o esci e demolisci tutto, oppure non dici niente. L’atteggiamento generale era: se non lo fai, come sopravvivrai in una gara? Poi corri nel gruppo e sai che probabilmente sei uno di quelli che non hanno nulla in gioco ed è per questo che hai zero possibilità”, prosegue. “Avrei dovuto parlare. Sarebbe stato molto duro per un breve momento, ma dopo la vita sarebbe stata più facile. All’epoca contro di me era ancora in corso un procedimento penale. I miei avvocati mi hanno consigliato di rimanere in silenzio. Consiglio che ho seguito, ma di cui ho sofferto le conseguenze per molto tempo”.