Sono bastati quattro giorni al Mondiale di Doha 2016 di ciclismo per esacerbare le polemiche sulla discutibile scelta dell’Unione ciclistica internazionale di organizzare per la prima volta nella storia una rassegna iridata in Medio Oriente. Le gare sono iniziate domenica 9 ottobre alla presenza dell’ex Cannibale Eddy Merckx e di Brian Cookson, che ha postato su Twitter una foto che lo ritrae sorridente prima della partenza della cronosquadre femminile. Peccato che il presidente dell’Uci sia uno dei pochi a divertirsi.
Gli incubi della vigilia si sono trasformati presto in realtà. Innanzitutto la noia mortale del percorso, completamente piatto dall’inizio alla fine. D’altronde, non è un mistero che il Qatar sia un Paese desertico e con sola pianura, non certo l’ideale per creare spettacolo e imprevedibilità in una corsa ciclistica. Il ciclismo, sai che novità, è uno sport che va a braccetto con la morfologia del territorio: non basta costruire un campo e utilizzare una palla perché il risultato sia lo stesso a qualsiasi latitudine. Evidentemente, però, questo non interessa ai vertici dell’Uci, che si sono inchinati con sommo piacere al profumo dei petroldollari, confezionando una rassegna iridata imbarazzante. Non si discute che periodicamente siano i velocisti a potersi giocare la prestigiosa maglia arcobaleno, ma così no, è davvero il colmo.
Un’altra critica avanzata all’organo presieduto da Brian Cookson riguarda il clima, dal fastidioso vento, amplificato nei tratti di deserto, al caldo afoso. Il mese di ottobre in Qatar coincide con la fine dell’estate: le temperature dalle 10 del mattino ora locale crescono sensibilmente, superando i 30 gradi sino a raggiungere anche punte di 38. Senza dimenticare la forte umidità, che ne aumenta la percezione. Molte delle gare in programma si svolgono in una situazione climatica molto difficile e, considerando gli sforzi a cui un atleta è sottoposto in corsa, si rischia di andare oltre la soglia della sopportazione, com’è accaduto a questa ragazza olandese, caduta malamente in seguito a un malore durante la cronosquadre inaugurale:
Terza nota dolente la totale assenza di pubblico: in questi primi giorni i corridori hanno corso letteralmente nel deserto, in un silenzio spettrale che poco si addice a un Campionato del Mondo. Solo qualche spettatore qua e là in prossimità del traguardo, nell’isola artificiale nota come la “Perla del Qatar”, e di alcuni punti strategici del circuito cittadino. Non si chiede la muraglia umana presente su alcune salite del Giro d’Italia, del Tour de France o della Vuelta a Espana, ma vedere così poca gente sulle strade non è certo una bella pubblicità per il ciclismo. Anzi, sembra proprio essere una figuraccia mondiale. Le somme vanno tirate alla fine e vedremo quale sarà il seguito della corsa regina, la prova in linea maschile di domenica 16 ottobre. L’impressione è che sarà comunque difficile raggiungere un seguito di spettatori degno di un evento così importante. La chiamano globalizzazione. Fatto sta che gli appassionati recriminano, mentre Cookson se la ride compiaciuto per il bel gruzzolo messo in cascina.