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Ciclismo, Chris Froome provoca: “Se chiedi alla gente chi ha vinto il Giro d’Italia, ti rispondono ‘il Giro di che’?”

Chris Froome - Foto di Ciclismo Italia CC BY 2.0

Prima dà lo zuccherino e poi assesta la bastonata. Chris Froome, vincitore di quattro Tour de France, nel bel mezzo di un non proprio esaltante Giro di Catalogna, rilascia un’intervista a Cycling Weekly destinata a fare molto rumore. Il tema è il Giro d’Italia: in un primo momento, il corridore britannico sottolinea come questa sia una grande corsa, ma poi si lascia andare a una dichiarazione davvero discutibile.

“Nel mondo del ciclismo – ha detto Froome – il Giro è una grande corsa, ma se tu chiedi agli uomini o alle donne in strada chi ha vinto il Giro d’Italia, loro ti risponderanno: ‘Il giro di…che? Cos’è questo giro?’. Se la corsa si disputasse in agosto, potrei anche partecipare. Ma il Giro è a maggio, un mese cruciale per la preparazione del Tour de France”.

Ci va giù pesante, insomma. Froome non prenderà parte alla centesima edizione della Corsa Rosa. Eppure, a novembre, quando c’era da pianificare il calendario, un pensierino era stato fatto: “Preso singolarmente, il Giro è una grande corsa – ha detto all’inizio dell’intervista, prima di pronunciare la frase infelice riportata in precedenza -, mi sarebbe piaciuto essere lì, alla sua centesima edizione. Gli italiani hanno fatto di tutto per renderla una sfida estremamente competitiva”.

Un po’ la volpe che non arriva all’uva, insomma. Lo confermano anche le parole a proposito del corridore della Movistar Nairo Quintana, intenzionato a partecipare – con ambizioni di successo – sia al Giro d’Italia, sia al Tour de France. “Sono sicuro – ha detto Froome – che Nairo ha le sue buone ragioni per partecipare a entrambe le corse. Ma non credo che fare due grandi giri a breve distanza aiuti ad arrivare in forma al secondo”.

E se il Giro non rientra nelle sue corde, il britannico ha solo parole d’elogio per il Tour de France: “Sarà una grande corsa, a prescindere dai pochi arrivi in salita e dei pochi chilometri a cronometro. Costringerà i corridori a cercare altre soluzioni nel corso delle tappe e renderà tutta la gara più interessante”.

Del resto, il rapporto con il Giro d’Italia per Froome non è stato mai dei migliori, anzi rievoca soltanto brutti ricordi. Nel 2009, alla sua prima partecipazione (correva per la Barloworld), arrivò 32°; nel 2010, invece, fu addirittura squalificato per essersi attaccato a una moto durante una crisi in salita. In quell’occasione, dichiarò la sua intenzione di ritirarsi, ma fu preceduto dalla decisione dei giudici. In realtà, Froome non sembra particolarmente adatto alle salite ripide del Giro e al suo clima: il britannico ha bisogno di molti chilometri a cronometro e di lunghe tappe interlocutorie, dove non sono le pendenze a fare la differenza. Anche sulle strade del Tour – tranne nell’edizione 2016 – Froome ha sempre lasciato l’iniziativa agli altri nelle frazioni di montagna, non prendendo mai direttamente l’iniziativa. E questo il Giro d’Italia non lo permette.

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